VOCE
CRESPINO
13.07.2021 - 11:41
Massimo Finotti, capogruppo di opposizione in consiglio comunale a Crespino, solleva perplessità sul progetto di valorizzazione di piazza Fetonte avviato dall’amministrazione comunale. “Ho già avuto modo di evidenziare - scrive nella nota indirizzata a sindaco e giunta - in consiglio comunale le mie perplessità in ordine ai contenuti del progetto, non confacente, a mio avviso, alla bellezza e la straordinarietà della nostra Piazza, unica nel suo genere”.
“Il tempo ha tradito Crespino - continua - Era sede di prefettura, era il terzo centro del Polesine, è stata la culla di importanti eventi storici, ma il suo destino purtroppo, era ed è segnato. La maggiore causa del suo particolare fascino è proprio la sproporzione tra l’imponenza della sua piazza, delle sue ville, del suo palazzo comunale, della sua chiesa, dei suoi paesaggi e i suoi attuali neanche 1.800 abitanti”. “Un paese quasi fuori dal tempo - prosegue l’analisi di Finotti - Venire a Crespino oggi significa avere un’altra consapevolezza del tempo, liberarsi quasi dalla dittatura del presente. Quando pensiamo di rendere popolare, di valorizzare il nostro patrimonio con i contenuti del progetto di cui parliamo, il risultato è quello di rendere del tutto inutili i nostri paesaggi, il nostro mondo, annegandoli nello stagno indistinto di un eterno grigio presente. Così facendo, depriviamo il nostro paese della sua dimensione storica, condannandolo ad un eterno presente che, oltre al suo passato, si ingoia anche il suo futuro”.
“Luci innaturali, pseudo sculture piazzate qua e là - aggiunge Finotti, criticando il progetto di valorizzazione - di cui non si cita neanche il realizzatore/ideatore, tanto risultano anonime e prive di significato; fioriere di cemento, paline per ricariche elettriche, totem elettronici che hanno la pretesa di illustrare velocemente e superficialmente la nostra storia; cartelli d’ingresso al paese palesemente sproporzionati e fuori luogo, non fanno altro che appiattire Crespino. Scegliamo in questo modo di annullare il valore culturale e lo spessore storico del patrimonio culturale del nostro Paese, in nome di un pseudo accesso democratico alla conoscenza. Non è nostalgia, non è considerare ideali i tempi passati. E’ anche soprattutto rispetto”.
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