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NEL DELTA

“Pochi vaccini, colpa dei social”

Sono soprattutto 30enni e 40enni a dire no all’iniezione. “Ma ora i giovani si stanno convincendo”

“Pochi vaccini, colpa dei social”

Bassopolesano, tra i 30 e i 50 anni. E’ questo il profilo del “no vax” di casa nostra. I dati sulle vaccinazioni in Polesine, non mentono: nel Delta, i “disertori” del siero anti-Covid sembrano più concentrati che altrove. Su 37.491 polesani che hanno rifiutato il vaccino, ben 9.767 vivono nel Delta. “Forse molti si sentono sicuri per le caratteristiche del nostro territorio - dice Franco Vitale, sindaco di Rosolina e presidente della conferenza dei sindaci dell’Ulss 5. In Basso Polesine abbiamo ampi spazi, e non c’è certo il problema dell’affollamento. Magari pensano di potersene fregare del prossimo. Ecco, lo considero un atteggiamento poco responsabile, soprattutto per le future generazioni”. 

Ma il vero nervo scoperto è rappresentato dagli adulti. “E’ la fascia d’età che più risente della propaganda social”, allarga le braccia Roberto Pizzoli, sindaco di Porto Tolle. “L’80% di vaccinati non è poco per una realtà come la nostra. Quello che mi consola è che la copertura della fascia d’età over 70 è elevata. Diverso è il discorso per i ragazzi, di cui recentemente sono aumentate le presenze: forse si sono resi conto che senza Green pass ormai non possono fare granché”. Da Porto Viro, il sindaco Maura Veronese imputa il triste record di “no vax” presenti nel suo Comune al fatto che “siamo una città che ha un’età media più bassa del resto del Delta, e sono proprio i più giovani a non volersi vaccinare”. 

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