VOCE
LA STORIA
15.09.2021 - 21:12
Il presidente della Regione Luca Zaia
“Ho bisogno di stare a casa con mio figlio minore, ha patologie documentate da un dossier”
Si parla tanto di welfare al femminile, di aiuto alle donne che lavorano e hanno figli. Poi ci si scontra con la mancanza cronica di personale, con l’ottimizzazione delle risorse. E il pubblico - che in genere offre più tutele sindacali del privato - dà il cattivo esempio. E’ il racconto in prima persona di un’operatrice socio sanitaria di 47 anni di Rovigo, che da qualche mese sta vivendo un dramma familiare per via della richiesta di un part time all’interno dell’azienda sanitaria polesana. Che non concede la richiesta, fatta per seguire un figlio minore con problemi di salute (tra l’altro), e costringe la donna a una scelta faticosa.
“Io sono una Oss, ma faccio un lavoro di segreteria nel reparto di medicina nucleare - racconta la donna - Da due anni con un contratto cosiddetto di “comando” sono stata trasferita da Parma a Rovigo per ricongiungermi con mio marito. A giugno ho fatto richiesta per il terzo anno di rinnovo sembrava tutto a posto azienda di appartenenza mi ha dato l’ok. Tutto si è bloccato qui a Rovigo perché ho chiesto un part time. L’ho chiesto perché mio figlio ha problemi di salute e c’è bisogno della mia presenza. E’ un parere medico che lo sottolinea. A Parma mi hanno chiesto la documentazione e hanno detto che non c’era alcun problema. A Rovigo, invece, non hanno voluto nemmeno vedere il mio dossier. Hanno subito alzato un muro”.
Insiste, non ottiene risposta e alla fine scrive direttamente al governatore Luca Zaia e alla presidenza della regione. “Dopo un lungo silenzio dell’azienda, che alla richiesta dovrebbe rispondere entro 30 giorni - continua la Oss - mi sono fatta coraggio e ho scritto alla presidenza. Tra l’altro avevo bisogno di decidere e di programmare in vista della riapertura delle scuole. Mi hanno invece lasciata in bilico e tenuta sulle spine. Ho sottolineato a Zaia che c’era un minore di mezzo e problematiche gravi e documentabili”.
Nonostante il sollecito a "rivalutare la posizione", la donna riceve prima una proposta, poi si ritratta. E infine il contratto non viene rinnovato. Dovrà tornare a Parma. "Ora prenso le pillole per l'ansia, sono in malattia. Tutto per non venire incontro a un problema reale, senza nemmeno guardare il dossier di mio figlio".
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