VOCE
LA STORIA
03.11.2021 - 19:36
“Anni fa sono state tolte dalla facciata della sede universitaria. Militi ignoti uccisi due volte”
Oggi è il 4 novembre, festa delle Forze armate. Da giorni, inoltre, si parla di dare nuovo valore al Milite ignoto e al sacrificio di molti ragazzi che diedero la vita per la patria. Ed ecco che riemerge una storia rodigina, dai risvolti amari, ma che potrebbe trovare soluzione. L’obiettivo è di recuperare le lapidi dei fanti morti al fronte che erano sul palazzo di via Marconi, tornato al Comune per diventare sede della polizia locale dopo essere stato per anni sede universitaria.
L’appello lo lancia Claudio Modena, scrittore e storico di origini portotollesi poi trasferitosi a Roma per lavoro (anche al ministero) che ripercorre la storia delle lapidi e chiede di conservare la memoria e la storia di chi morì al fronte per la propria patria e di poter recuperare almeno i nomi che erano incisi sotto quelle lapidi.
“Per molto tempo - dice Modena - avevo giurato a me stesso che sarei andato a vedere le due grandi lapidi dei Caduti che insistevano sulla facciata dell’allora centro universitario in via Marconi. Le vedevo in lontananza dal finestrino della macchina. Passarono molti anni prima di poter onorare la promessa che avevo fatto ai ragazzi polesani mandati al fronte per incontrare la morte. Una sera arrivai a Rovigo con l’ultimo treno da Roma. Pioveva e faceva freddo. Mi incamminai sotto la pioggia e raggiunsi la sede del Consorzio universitario rodigino. Era buio, le gocce fredde di pioggia scendevano dalla mia fronte. Finalmente arrivai davanti all'edificio. Un lampo illuminò la parete e mise in luce che le lapidi degli eroi non erano più al suo posto”.
Modena ricorda che “le lapidi erano state sostituite da un’anonima parete imbiancata. La voce di un uomo che teneva un ombrello aperto mi raggiunse e la sua ombra mi spaventò. L'uomo iniziò a mormorare in dialetto e cercò di ripararmi sotto il suo ombrello. Mi chiese se ero un professore e cosa facevo a quell'ora in quel posto. Risposi che non ero un professore, cercavo solamente i ‘ragazzi morti al fronte’. L'uomo mi rispose che alla sede universitaria ci sono solo studenti. Egli iniziò a fissarmi e leggevo nei suoi occhi che si stava scervellando per capire chi era quella persona strana che gli stava vicino. Quasi per rasserenarlo gli dissi che volevo leggere i nomi dei Caduti delle due lapidi che ora non ci sono più”.
Modena ricorda che l’anziano signore “si passò una mano sulla fronte. Malinconicamente rispose che nel 2007 alcuni operai che dovevano solo ritinteggiare il muro avevano sradicato le lapidi. E poi non si è saputo più nulla. Da quel giorno quei Caduti sono diventati dei ‘Militi Ignoti”.
Modena con amarezza osserva che “ci vuole un grande coraggio per distruggere la memoria dei Caduti. Questi ragazzi sono stati uccisi due volte: dal piombo e dall’ignoranza. Come polesano e studioso provo un grande senso di vergogna. E nel mio cuore sento salire una grande rabbia che vorrei urlare contro chi ha il dovere di conservare la memoria storica. Confido nella sensibilità del presidente del Cur, Diego Crivellari, per ritrovare almeno i loro nomi”.
Lo stesso Crivellari assicura: “Seguirò la vicenda, conosco Modena e cercherò di capire cosa sia successo”.
Commenti all'articolo
Ryan1960
05 Novembre 2021 - 10:09
La sensibilità degli amministratori cittadini che si sono susseguiti negli anni è la stessa che non ha finora portato a nulla in merito al sacrario dei caduti della prima GM che si trova al cimitero di Rovigo, e che da anni versa in stato di grave degrado. Perciò dubito assai che anche per le lapidi scomparse si potrà fare qualcosa. Quasi sicuramente, poi, non sono scomparse, ma sono andate distrutte. Ma i nomi si sanno, per cui sarebbe forse più efficace rifarle: credo che glielo dobbiamo, a quei ragazzi morti anche per noi.
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