VOCE
Diario dell'alluvione-9
08.11.2021 - 19:51
Nel frattempo, ero divenuto amico di don Tarcisio, presidente della Poa di Savona. Mi misi, anzi, a sua disposizione con gli universitari della città per ricevere e sistemare nelle stanze di Pio VII presso il famoso santuario della Misericordia, quintali, tonnellate di indumenti pro alluvionati.
Non erano indumenti usati, antigienici, dati in carità perché inservibili, come a Padova: erano nuovi di zecca, donati, col vero marchio del cuore, da grossisti e dettaglianti del settore, a nome proprio e a nome di cittadini d’ogni ceto sociale.
Ne doveva partire un treno per Cavarzere. Ma no che mi venne l’infelice idea di sentire se era possibile che un paio di vagoni fossero riservati per Arquà. Il presidente acconsentì. Non poneva che la condizione di una richiesta in tal senso da parte del sindaco di Arquà, al fine di giustificare l’iniziativa presso gli organi centrali di Roma.
Consideravo la cosa un fatto compiuto. Le difficoltà, però, neanche a dirlo, sorsero proprio ad Arquà.
Mio fratello, direttore dell’ufficio postale, cui non era stata riconosciuta la necessità di un paio di stivali, aveva un bel dire al sindaco per convincerlo a sottoscrivere la richiesta, che non si doveva perdere un’occasione del genere per questioni di colore e che, come i democristiani mangiavano il pane dei Russi, i socialcomunisti potevano indossare gli indumenti dei democristiani della Poa. Niente da fare. Il sindaco divenne, poi, irremovibile quando il dottor Brugnolo, benché politicamente non ancora catalogato, apertamente approvò “il senso di dignità e coerenza” della giunta frontista!
Le trattative, allora, proseguirono con don Niceto che firmò la richiesta, accettando che la distribuzione sarebbe stata effettuata da incaricati di riconosciuta fiducia, ma non quella di rimborsare a don Tarcisio le spese di spedizione, sostenendo che la Poa era tenuta a distribuire gli indumenti gratuitamente!
Giunti i due vagoni ad Arquà, saltò pure la prima condizione, per cui, come don Tarcisio le 40.000 lire, gli arquatesi ci rimisero una buona razione di camicie, mutande, canottiere, maglie, calze nuove!
Vittorino Vicentini
9- continua
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