VOCE
ROVIGO
21.12.2021 - 13:36
Società venduta a prezzo stracciato, impegnandosi ad acquistare a cifre folli i loculi invenduti
C’è una storia, a Rovigo, che rischia di fare il paio con il pasticcio brutto della convenzione Consip che per nove anni costerà al Comune non meno di 300mila euro di “rimessa secca” all’anno (senza contare la mancata manutenzione e vari problemi che si sono verificati nella gestione della pubblica illuminazione).
E’ stato lo stesso sindaco Gaffeo - parlando della volontà di fare le “pulizie di primavera” - ad affiancare la storia del pasticcio di Consip ad un’altra che sembrava caduta nel dimenticatoio. Oltre alla gestione della pubblica illuminazione (la firma della convenzione risale al 2013 con Bruno Piva sindaco) c’è anche un project financing parecchio discusso che incombe sul bilancio del Comune e dunque, indirettamente, sulle tasche di tutti i cittadini. E’ il project relativo all’ampliamento del cimitero urbano, la cui approvazione risale al 2019.
Una storia mai capita fino in fondo e sulla quale ora Gaffeo promette di fare chiarezza, anche alla luce delle perdite pregresse (e di quelle possibili per il futuro) per il Comune di Rovigo, quindi per tutta la collettività. Parliamo anche in questo caso di soldi che alla fine rischiano di pagare i cittadini per un ampliamento del cimitero cominciato anni fa, e rivelatosi nel corso del tempo un insieme di perdite, lavori stoppati e ripartiti, società cotte e poi salvate, contenziosi giudiziari minacciati e rientrati. Il risultato finale, all’epoca, era stato quello di una società comprata a tanto, dal Comune attraverso Asm spa, e rivenduta a pochissimo non appena la stessa società è stata messa nelle condizioni di guadagnare.
Il tutto condito dal rischio concreto che alla fine proprio il Comune sia costretto a comprarsi tutte le tombe messe sul mercato a prezzi... fuori mercato ed eventualmente rimaste invendute. Sarà curioso vedere cosa salterà fuori dalla verifica dell’iter promessa dal sindaco Gaffeo.
All’epoca a spiegare la storia fu la consigliera comunale Silvia Menon: “Il project financing per il cimitero risale al 2004, epoca della giunta Avezzù (3.060 loculi, 1.008 ossari e 85 posti auto). I lavori del primo stralcio dell’ampliamento sono del biennio 2004-2006, ma i loculi sono stati quasi tutti venduti soltanto nel 2012”. Dunque con anni di ritardo.
Nel 2011 la società Arcobaleno, costituita per la realizzazione dell’ampliamento (formata da Cles scarl e Manutencoop), e che versava in cattive acque venne “acquistata dal Comune (per il 90%), attraverso Asm spa, per 205mila euro. E nel 2017 venne rivenduta per appena 43mila 200 euro”. Il bello, anzi il brutto, è che la società venne acquistata a quella cifra quando era in difficoltà e non produceva utili, cioè non lavorava, per poi essere rivenduta da Asm Spa per molto meno nel momento in cui stava per tornare a fare utili.
La nuova convenzione per il project risale infatti al 2017, e “prevede un realizzo di oltre 15 milioni di euro di ricavi e utili di 3,5 milioni di euro fino al 2039”. Almeno sulla carta. Ma c’era realmente la necessità di quell’ampliamento? Qualche dubbio c’era già all’epoca, se è vero - come è vero - che la convenzione per la ripresa dei lavori di ampliamento del cimitero di viale Oroboni avvenne con il parere negativo della dirigente del settore economia del Comune.
Perché? Perché per le casse pubbliche non era certamente un affare. Anzi. Con il nuovo schema il Comune ci ha rimesso una forte percentuale dell’aggio della vendita dei loculi, dal 35% al 10% (cifra quantificabile in 200mila euro in meno all’anno per le casse comunali, soldi che sarebbero serviti per le manutenzioni di tutti i cimiteri rodigini). Senza contare che la convenzione stabilì che se allo scadere della stessa ci saranno dei loculi invenduti dovrà essere il Comune ad acquistarli ad un prezzo di circa 3mila 300 euro l’uno. In tutto, si calcolò all’epoca, un’operazione da 15,6 milioni di euro in 20 anni.
Qui eravamo rimasti...
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