VOCE
ROVIGO
04.01.2022 - 15:29
il pronto soccorso di Rovigo
"La situazione di un Pronto soccorso è il termometro dello stato di salute dell'intero sistema sanitario: quando tutto funziona bene, significa che l'intero sistema non ha criticità, al contrario quando emergono dei problemi significa che è il sistema ad avere qualcosa che non funziona. È sotto gli occhi di tutti come in questo momento la situazione del Pronto soccorso dell'ospedale di Rovigo presenti evidenti difficoltà, di fatto un'emergenza nell'emergenza, rendendo sempre più difficile il lavoro degli operatori".
Lo spiega Cristiano Pavarin, segretario generale di Uil Fpl Rovigo. "Il tutto - prosegue - è stato sottolineato con chiarezza nell'assemblea sindacale unitaria che si è tenuta l'11 novembre scorso. Da allora le cose sono purtroppo peggiorate e le tensioni sono aumentate. Fino ad arrivare, il mese scorso, anche in episodi sfociati in aggressioni verbali, ma purtroppo non solo, nei confronti degli operatori. Non a caso con delibera del 31/12/2021 il direttore generale ha prorogato fino al 31/03/2022 l'affidamento del servizio di vigilanza armata attivato al fine di fronteggiare le attività di sorveglianza e monitoraggio accessi alle strutture ospedaliere per fronteggiare l’emergenza da Covid 19 in atto".
"Come detto, tuttavia, i problemi del Pronto soccorso sono la spia di problemi diffusi in tutto il sistema. Il fatto che il numero di accessi sia sovradimensionato rispetto alla capacità deriva sia da situazioni contingenti, dovute alla pandemia nonché alle sue conseguenze come la chiusura del pronto soccorso dell'ospedale di Trecenta, ma anche di quello del vicino ospedale di Schiavonia, entrambi tornati a pieno regime Covid Hospital, ma anche da situazioni strutturali".
"Il primo è la scarsa capacità di filtro della medicina territoriale, che vede i cittadini polesani, di età sempre più avanzata, cercare risposte rivolgendosi direttamente al Pronto soccorso, nonché dalle difficoltà epocali che stanno attraversando le case di riposo, quasi tutte con gravi problemi di organico, visto che molti pazienti arrivano proprio dalle Rsa. Ai problemi di filtro 'a monte' fanno poi riscontro le difficoltà di ricovero 'a valle', perché oltre ad una quota di accessi per così dire impropri, ve n'è una maggioritaria di accessi motivati, ma che non riesce a trovare immediato sbocco in posti letto nei reparti appropriati. Purtroppo l'astanteria si sta sempre più trasformando in un vero e proprio reparto di Medicina d'urgenza".
"Oltre ad aumentare il personale nel Pronto soccorso, quindi, una soluzione che garantirebbe da subito maggiore efficienza, potrebbe essere garantita proprio da un aumento dei posti letto e del personale anche nei reparti, l'opposto di quanto hanno fatto gli ultimi Piani socio-sanitari della Regione. Magari creando anche un vero e proprio reparto di Medicina d'urgenza. Il timore, a fronte degli interventi di ampliamento che hanno preso il via è che, invece, si aumentino i posti letto in astanteria aggravando quindi la situazione del Pronto soccorso caricandolo surrettiziamente di oneri impropri che spetterebbero ad un reparto con ricadute, in tema di carichi di lavoro, direttamente sul personale".
"Sarà necessario da subito fare una rivalutazione dei posti letto accreditati previsti dalla dotazione delle schede ospedaliere presenti nel territorio dell Ulss 5 Polesana allo scopo di trovare riscontro alle ingenti richieste di ricovero che attualmente stanno surclassando l astanteria del Pronto Soccorso di Rovigo".
Dello stesso tenore anche i rilievi di Cgil, con la nota del segretario generale Fp Cgil Davide Benazzo e il collega di Fp Cgil Riccardo Mantovan". "Già i dati del 2019 rappresentavano un Pronto Soccorso in grossa difficoltà - dicono - Permanenza media dei azienti in Obi (Osservazione Breve Intensiva) oltre le 48 ore per Rovigo erano il 7%, il triplo della media
regionale e il tempo di degenza media nelle strutture internistiche nell’Ulss 5 di Rovigo la più alta del Veneto".
"Ora la situazione, che la pandemia ha esasperato, è drammatica.
Le medicine di gruppo, sia per la sempre più ridotta presenza di Medici di Base, diminuiti negli ultimi 10 anni nella nostra provincia di circa il 25% soprattutto nelle aree periferiche con il conseguente aumento del numero di assistiti pro capite, che per la gestione a distanza dei pazienti a causa della pandemia, vedono un progressivo aumento dell’attività e, malgrado il grande lavoro svolto dal personale in appalto, sono in grossa
difficoltà come tutta la medicina territoriale. Il Pronto Soccorso è diventato un imbuto a causa del grande afflusso, ma soprattutto per la difficoltà
alla dimissione/ricovero. Questa situazione rappresenta un dramma con decine di pazienti in attesa di trovare posto letto e che stazionano in un pronto soccorso inadatto sia dal punto di vista strutturale che per gli organici insufficienti".
"Di fatto il Pronto Soccorso di Rovigo si è trasformato una grande medicina d’urgenza, senza le risorse necessarie, con spesso 40/50 persone che stazionano sulle barelle dei corridoi del pronto soccorso dove la loro dignità e il diritto alla salute sono sulle sole spalle di lavoratori ormai allo stremo e che subiscono, oltre
ai pesanti carichi e i rischi professionali connessi, tutto il disagio che questa situazione crea ai pazienti. La chiusura di Trecenta con la conseguente ridotta capacità recettiva in area medica, l’aumento dei casi covid e la chiusura di Schiavonia con il dirottamente di un importante numero di pazienti dalla provincia di Padova sull’Ospedale di Rovigo ha ulteriormente aggravato una situazione già al collasso".
"Le denunce più volte fatte alla Direzione Generale e Sanitaria, malgrado gli impegni assunti, non stanno dando i risultati sperati con la conseguenza di una costante emorragia/fuga di professionisti medici ed infermieri ormai allo stremo. Abbiamo bisogno di azioni concrete ed urgenti che devono determinare la possibilità al pronto soccorso di trovare posti letto fruibili in tempi certi in modo da permettere al personale di poter gestire le urgenze che affluiscono, senza dover costantemente avere in carico anche i pazienti già trattati, bisognosi di ricovero e cure, ma che non trovano spazio per il necessario ricovero.
Chiediamo maggior impegno della Direzione Sanitaria ed Ospedaliera nel creare percorsi ed organizzazione dei servizi che permettano di aumentare l’accoglienza dei pazienti trattati e che necessitano di un posto letto".
"Chiediamo a gran voce alla Direzione Generale un urgente accordo con la sanità privata che si
faccia carico anch’essa della situazione attraverso la rimodulazione dei posti accreditati e la capacità di
accogliere parte dei ricoveri dal pronto soccorso.
In fine un urgente aumento degli organici, in particolare infermieristici, che permetta di far fronte
all’eccezionale ed ormai ingestibile bisogno assistenziale che abbiamo nel pronto soccorso. Non è più il
momento di verifiche e tentennamenti, bisogna agire con urgenza, ne va della salute dei cittadini e della tenuta
di un servizio centrale come il pronto soccorso".
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