VOCE
LA MAXI INCHIESTA
19.01.2022 - 09:56
Usura ed estorsione, con metodo mafioso: queste le ipotesi centrali dell’indagine, condotta sull’asse Padova Venezia, che ha visto i carabinieri di Mirano e Padova eseguire quattro arresti, mentre altre cinque persone si trovano, a quanto si apprende, indagate. Nel mirino del gruppo, secondo le tesi investigative, ci sarebbero stati principalmente imprenditori in cerca di liquidità.
Sono sette, in tutto, gli episodi di usura ed estorsione, condotte con metodi mafiosi, contestati a vario titolo ad arrestati e indagati. Contestualmente alla esecuzione delle misure, sono state eseguite anche una quindicina di perquisizioni, nelle province di Venezia, Padova, Vicenza e Treviso. Il che non significa che il Polesine sia estraneo alla vicenda, anzi.
Una delle vittime sarebbe, infatti, a quanto emerge dagli atti dell’inchiesta, un polesano noto, notissimo. Vale a dire Gianni Magnan, ex astro nascente della politica polesana, ultimo segretario del Partito Comunista Polesano, prima della svolta, quindi coinvolto in alcune vicende giudiziarie, prima tra tutte il clamoroso crac di Eurobic. In questa vicenda, però, Magnan figura unicamente come vittima dei reati ipotizzati dagli inquirenti ed appare intenzionato a costituirsi parte civile, non appena sarà il momento. Lo assiste, l’avvocato Federico Bardelle di Adria. Magnan conferma i fatti, non ritenendo, tuttavia, sia il momento adatto per entrare nel merito e descriverli nel dettaglio.
“Posso confermare di essere stato sentito dalla guardia di finanza di Mirano come persona informata sui fatti - dice infatti Magnan - e confermo di essere intenzionato a costituirmi parte civile nel procedimento. Per ora, però, preferisco non entrare nel merito della vicenda. Ho saputo degli arresti dalle telefonate dei giornalisti, e ho chiamato il mio avvocato per decidere come muoverci”.
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