VOCE
Adria
22.01.2022 - 18:42
Massimo Barbujani: “Si può fare”. Norma Carletti: “Abbiamo già le lucine sul ponte Castello”
Passeggiare lungo il corso è senza dubbio una sofferenza: nell’asta pedonale da piazza Garibaldi all’incrocio con via Brollo negozi aperti e chiusi ormai si equiparano. Nell’ultimo tratto fino al semaforo della Chieppara quelli aperti ormai appaiono dei sopravvissuti.
Al punto che Adriashopping ha coniato lo slogan: “Se vive il commercio, vive la città” . Così pure se il commercio è in crisi, la città è in ginocchio. L’ultima batosta, proprio di questi giorni, è la bufera abbattutasi sull’autodromo con le gravi e immediate ripercussioni negative nell’indotto.
Ecco allora che, tra il serio e il faceto, a metà strada tra provocazione e proposta, Carlo Biasioli, già noto come fotoreporter archivista della Congregazione per rinascita del Canalin, ha lanciato un’idea attraverso i social. “Visti i troppi negozi chiusi - suggerisce - propongo, per rendere la cosa meno triste, di fare come hanno fatto a Livorno, ovvero dipingere le saracinesche”. Ed ha allegato alcune straordinarie immagini della città toscana.
Sarà una proposta o una provocazione sta di fatto che è scattato subito un acceso dibattito e molti l’hanno presa sul serio. Come l’ex sindaco Massimo Barbujani. “C’era una mia idea - ricorda - che purtroppo non è stata portata avanti. Ne ho proprio parlato l’altro giorno con un esperto di comunicazione”. E spiega: “Basterebbero anche dei pannelli plastici fotografici che riproducono immagini della città o del Delta del Po, per coprire le vetrine chiuse e conseguentemente trascurate. Bisogna riportare anche le informazioni relative del negozio ma l’impatto visivo sarebbe più gradevole. Comunque - prosegue - si era già provato con Confesercenti a studiare qualcosa di simile. Mi auguro che come Adriashopping si possa fare qualcosa”. E conclude con una stoccata all’amministrazione civica. “Dovrebbe essere il comune – punzecchia - a stimolare questo tipo di iniziative e magari, nell’occasione, cercare di pulire le proprie vetrinette con i reperti archeologici vicino al portone di Palazzo Tassoni, dal momento che sono ormai più di sette mesi che non vengono ‘attenzionate’: decoro urbano, appunto”.
La questione del decoro urbano è pane per i denti di Michele Rigoni che rilancia un’idea maturata non molto tempo fa. “Era nella linea - spiega - che si era intesa proporre al MaaD di Adria due anni fa e che non è mai stata presa seriamente in considerazione. Quando un famoso artista di natali bellombrani, ma che vive a Milano, aveva dato la propria disponibilità a prendere in mano la situazione e rivitalizzare la città, anche grazie alle sue conoscenze, quindi a costo quasi zero”. Come? “Organizzando workshop e invitando colleghi: ecco, una cosa come questa si sarebbe potuta realizzare con il plusvalore del fatto che le firme sulle saracinesche avrebbero potuto anche essere di un qualche richiamo e andare sulle riviste di arte contemporanea. Vuoi mettere?”.
Ma a tagliare la testa al toro, come si suol dire in questi casi, è Norma Carletti, da tempo impegnata nel decoro urbano segnalando le tante e diverse situazioni di degrado attraverso il gruppo social National Adria geographic. “Iniziativa carina - afferma - ma che non va a colmare il problema della chiusura delle attività. Il conteggio delle serrande chiuse cresce in continuazione e la causa, almeno per Adria, non è a mio avviso imputabile alle restrizioni anticontagio che hanno ridotto il turismo, dato che il problema esiste già da prima e che non abbiamo mai avuto un vero e significativo afflusso di turisti. I problemi veri – rimarca - sono i costi non più sostenibili, tra i quali affitti altissimi. Non ci sono iniziative serie per incentivare, intensificare e sostenere il commercio locale, niente di nuovo è stato introdotto”. E aggiunge con la sua immancabile vena di sarcasmo: “Qualcosa di nuovo è apparso: le lucine sul ponte Castello”.
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