VOCE
Lavoro
23.01.2022 - 10:24
Il 90% delle nuove assunzioni è precario. Lo segnalano Cgil, Cisl e Uil. Che spiegano che “I risultati emersi dallo studio della commissione sul lavoro povero istituita dal ministro del lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando mette in evidenza quanto le organizzazioni sindacali denunciavano ben prima della pandemia e che la crisi dovuta al Covid ha soltanto acuito. Secondo il rapporto, nel 2019 l’11,8% dei lavoratori italiani era povero, contro una media europea del 9,2. Il fenomeno si concentra nei servizi a bassa qualifica ed è spinto da part time e contratti precari. Questo conferma che uno dei maggiori problemi emersi in Italia negli ultimi anni è che anche chi lavora non sempre riesce a garantire un’esistenza dignitosa per sé e la propria famiglia. Uno dei problemi principali è quello delle retribuzioni, sulle quali abbiamo sempre molto insistito”.
Secondo Pieralberto Colombo, segretario polesano della Cgil, Samuel Scavazzin (Cisl ) e Fabio Osti (Uil) “alla base di questo problema c’è una concezione del lavoro come un semplice costo da abbattere, andata sempre più affermandosi negli ultimi anni. A questo si aggiunge un mercato del lavoro che si è fatto via va sempre più precario. Anche su questo, come organizzazioni sindacali abbiamo avanzato sempre proposte alternative. Un fenomeno che oggi ci fa vedere con preoccupazione anche il rimbalzo dell’economia, soprattutto in alcuni settori dove le nuove assunzioni, in particolare nella fase post pandemia, hanno riguardato per oltre l’80% lavoro precario”.
E ancora: “Nella nostra provincia il lavoro precario si avvicina al 90% delle nuove assunzioni dello scorso anno, quindi sopra la media nazionale. Una situazione che noi crediamo vada sanata. Ci aspettiamo un’azione concreta anche attraverso le nuove norme sui tirocini, perché proprio i tirocini, che sono tra le forme di lavoro più precarie, vengono spesso usati in maniera impropria. Inoltre va sottolineato che il lavoro povero ha anche delle ricadute negative in termini di contributi previdenziali, in particolare per le categorie più colpite come i giovani e le donne. Crediamo quindi che sul fenomeno del lavoro povero e delle problematiche ad esso connesse debbano interrogarsi tutti. Noi faremo la nostra parte e la faremo cercando di conquistarci anche il dialogo che riteniamo fondamentale in fase di attuazione della progettualità del Pnrr perché ad oggi, né a livello nazionale né locale, il tema non solo della quantità del lavoro, ma soprattutto della sua qualità in termini contrattuali sembra essere considerato una priorità, cosa che invece è per noi. Anche a livello locale come organizzazioni sindacali cercheremo quindi di tenere alta l’attenzione su questo tema”.
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