VOCE
ROVIGO
11.02.2022 - 18:01
21 anni e un risarcimento da 1,8 milioni di euro, che verosimilmente non verrà mai pagato. Non per l'intero ammontare, di certo. Questa la condanna pronunciata dalla Corte di Assise di Rovigo a carico della 27enne adriese accusata di essere la complice, oltre che la compagna convivente, del ragazzo, di 17 anni all'epoca dei fatti, che il 4 febbraio del 2021 avrebbe ucciso il padre, Eddis Cavazza, 45enne, con un colpo di machete.
Teatro dei fatti, lo spiazzo con roulotte presente a Sant'Apollinare, a fianco della provinciale. Noto come "campo rom".
Alla 27enne, all'epoca lì convivente con il 17enne, non veniva contestata materialmente la commissione dell’omicidio, ma una complicità in questo, dal momento che avrebbe rafforzato - chiaramente secondo la ricostruzione accusatoria, da subito rigettata dalla giovane - la determinazione del minorenne a commettere quell’atto, acquistando il machete in una tabaccheria di Adria e, al momento dell’uccisione del padre, avrebbe minacciato con un coltello gli altri familiari per impedire che intervenissero.
Per il ragazzo è attualmente in corso l’udienza preliminare al tribunale dei minori con rito abbreviato. L’ipotesi di reato per la quale si procede è quella di omicidio volontario premeditato. Il Gup lagunare ha accolto la richiesta di sottoporre a perizia il minore, per capire maturità e capacità di intendere e volere.
A completare il quadro del dispositivo letto a carico della 27enne, anche la interdizione perpetua dai pubblici uffici, oltre che la interdizione legale per la durata della pena. Il risarcimento, quantificato in via definitiva, è stato di 300mila euro per ognuna delle sei parti civili costituite, ossia la moglie dell'ucciso e i cinque figli oltre al 17enne.
La difesa, affidata all'avvocato Sandra Passadore di Adria, ha comunque fatto segnare un punto importante, facendo cadere l'aggravante della premeditazione. Ottenute anche le attenuanti generiche. Il caso, ora, appare destinato a spostarsi in Appello.
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