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Salvatore non ha fretta di tornare dall'Ucraina

Zagato: “In questa città non si respira aria di guerra, se la situazione precipita rientro ad Adria”

Salvatore non ha fretta di tornare dall'Ucraina

Salvatore Zagato vive in Ucraina da circa 7 anni. Qualche giorno fa ha ricevuto dall’ambasciata italiana a Kiev l’invito a lasciare il Paese quanto prima e rientrare in Italia. Come lui gli altri 2.000 italiani registrati all’Aire e che si trovano in Ucraina. La guerra con la Russia appare sempre più imminente, la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro, si spera che le diplomazie possano tenere a bada le armi.

Salvatore Zagato, 69 anni il prossimo 15 aprile, ex vigile del fuoco, vive a Vinnycja, città di quasi 400mila abitanti, nella zona sud ovest del Paese. Dista dalla capitale 200 chilometri via aria, circa 300 di strada, si trova a 800 dal confine russo, potenziale teatro di guerra. Ad Adria vivono le due figlie Martina e Tiziana, dopo la separazione dalla moglie, sei anni fa ha sposato Oksana ex infermiera del pronto soccorso, corrispondente all’adriese Croce verde.

Ha intenzione di lasciare l’Ucraina?

Al momento no – risponde Salvatore – Siamo abbastanza distanti dal teatro di guerra. Tuttavia si vive un po’ alla giornata, pertanto se la situazione dovesse precipitare, penso di tornare di Adria. Trovandomi già sulla strada verso ovest, non dovrei incontrare difficoltà”.

A Vinnycja si respira la paura di un imminente conflitto?

Sinceramente no. La vita prosegue normalissima. Locali pubblici, negozi e altro sono frequentati come prima. Al momento non vedo neppure la corsa a fare scorte, come succede quando c’è pericolo di guerra”.

Dunque, nessun segnale di pericolo…

“Segnali di pericolo no. Qualcosa però è cambiato. A i tempi dell’ex Urss questa era una città prevalentemente militare, con tante caserme e basi e tutti quei condomini-casermoni per le famiglie dei soldati. Abito vicino al centro cittadino, ma proprio sulla tangenziale che porta verso le caserme. Da qualche mese ho notato che non c’è più traffico di camion militari. Questo mi fa supporre che i militari siano stati spostati al confine russo, o portati altrove per esercitazioni”.

Per quanto lei ha percepito, si respira un sentimento anti russo?

“E’ difficile da dire. Francamente non mi sento di dire che tra la popolazione ci sia un sentimento anti russo. C’è un fortissimo nazionalismo che magari in questo momento può trovare sfogo contro la Russia. Posso ricordare che il padre di Oksana fu tra i volontari che si arruolarono nell’Armata rossa quando l’Urss invase l’Afghanistan nei primi anni Ottanta. Francamente è un po’ difficile capire quale sia il rapporto con la Russia, magari cambia da una zona all’altra del Paese”.

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