VOCE
Porto Viro
15.02.2022 - 09:52
Il caso piscina è ancora al centro del dibattito a Porto Viro. Sulla questione riguardante la riapertura dell’impianto natatorio interviene il sindaco Maura Veronese che, attraverso il profilo facebook “La Porto Viro che vogliamo - Maura Veronese Sindaco”, spiega di avere inviato ieri mattina, 14 febbraio 2022, “al Consiglio delle Autonomie Locali e alla Corte dei Conti del Veneto un quesito riguardante la possibilità di erogare da parte del Comune un contributo alla società inadempiente da un punto di vista contrattuale, proprio per favorire la riapertura”. “In attesa di un riscontro, condivido il testo di questo documento che, per gli interessati, costituisce l’occasione per capire chiaramente lo stato di una situazione molto complessa e che esclude ogni responsabilità dell’ente locale sul disservizio”, precisa il primo cittadino, che pubblica il documento con i quesiti.
Nel testo del documento viene spiegato che “il Comune di Porto Viro, dal 31 marzo 2004, ha in essere un ‘Contratto di gestione dei servizi pubblici di carattere natatorio, sociosanitario e ricreativo nonché la realizzazione opere necessarie per il loro corretto svolgimento individuale di un centro polifunzionale di servizi’. Il contratto è stato “stipulato con una società terza per la costruzione di un impianto natatorio e per la successiva gestione del servizio verso l’utenza, il cui termine scade il 14 luglio 2035”. Viene precisato che, “come previsto da tale contratto, il Comune ha partecipato al finanziamento dell’opera per un milione 500mila euro, mentre la società concessionaria ha investito una somma di pari importo”; e che “inoltre, a favore del concessionario, l’amministrazione ha costituito un diritto di superficie su un terreno di proprietà comunale per la costruzione dell’impianto”. Sempre nel documento, si spiega che “tale diritto reale scadrà il 31 dicembre 2035” e da quel momento “ogni manufatto costruito nell’area passerà in proprietà al Comune”. Il contratto inoltre prevede che, “a decorrere dall’undicesimo anno dall’avvio del servizio (cioè dal 2016) il gestore versi al Comune un canone annuo di 30mila euro fino alla scadenza contrattuale”.
Nella lettera c’è anche scritto che, la società ha provveduto alla costruzione dell’impianto natatorio, ma che, avendo riscontrato difficoltà di natura gestionale, non ha mai provveduto al versamento all’ente del canone annuo pattuito”. E che, con l’emergenza Covid, “ha dovuto chiudere l’impianto natatorio e, di fatto, da quel momento ha dovuto interrompere l’erogazione del servizio all’utenza”. Come spiega il documento, “ora il gestore ha chiesto la revisione del Piano economico finanziario”.
Il Comune chiede in primo luogo “se sia applicabile l’articolo 165 comma sei, del decreto legislativo 18 aprile 2016, numero 50, anche nel caso in cui il concessionario risulti contrattualmente inadempiente nei confronti dell’amministrazione comunale”. E, in secondo luogo, se “tra i fatti non riconducibili al concessionario che incidono sull’equilibrio del piano economico finanziario”, possano rientrare, oltre la crisi pandemica, “anche altri eventi di forza maggiore tali da rendere oggettivamente impossibile o eccessivamente oneroso, in tutto o in parte, l’adempimento delle obbligazioni contrattuali”, quali “il forte e imprevedibile mutamento delle condizioni del mercato rispetto a quelle originariamente previste nel Piano economico finanziario o l’aumento esponenziale e non preventivabile dei costi di gestione, come ad esempio le utenze elettriche e da riscaldamento”. Infine, viene chiesto “se, in sede di revisione del Piano economico finanziario, l’amministrazione possa farsi carico di un prezzo consistente in un contributo pubblico ulteriore e non previsto in sede di gara”.
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