VOCE
30 anni da Mani Pulite
19.02.2022 - 22:03
Domenico Romeo, ex senatore della Repubblica
“Le mani pulite grondano sangue. Dopo è rimasta una politichetta”
Quel giorno c'era anche lui, il senatore Domenico Romeo (allora segretario del gruppo socialista al Senato), assieme a Bettino Craxi bersagliato da una pioggia di monetine all'uscita dall’hotel Raphael. Fu l’acme dell'ordalia forcaiola collegata al periodo di tangentopoli con una folla sobillata da alcuni partiti per una dura e violenta contestazione al segretario del psi e considerato il parafulmine di una politica che ora non c’è più. Ma Tangentopoli fu anche molto altro.
Senatore Romeo che ricordi ha di quella giornata, 30 aprile 1993, del Raphael?
“Piano, per arrivare a quel giorno occorre partire dall’inizio. Il via di tangentopoli con l’arresto di Mario Chiesa. Un fatto in sè minore, ma fu la punta di una piramide, l'inizio di una valanga che poi travolse la società nelle sue articolazioni. Mani pulite scardinò un sistema di finanziamento illecito alla politica. Un sistema, appunto, illegale e oscuro, ma allo stesso tempo chiaro a tutti, perché tutti ne beneficiavano, dal pentapartito ai partiti di opposizione. Non parlo di singoli episodi di malaffare, quelli sono sempre esistiti, parlo di un sistema per finanziare la politica. Ed anche il mondo imprenditoriale, che era parte integrante del sistema e ne beneficiava.
Molte sentenze hanno accertato casi corruzione.
“Molte meno rispetto alle inchieste, alle carcerazioni preventive e alla gogna a cui sono stati sottoposti politici e imprenditori”.
Però il pool mani pulite fu sostenuto dall'opinione pubblica.
“Certo, la grande stampa soffiava sul fuoco e la offuscava, le tv facevano a gara per sparare i titoloni, a Roma c'erano manifesti che inneggiavano a Di Pietro. Il popolo voleva il sangue, scoppiò l’odio verso la politica con una deriva forcaiola. Sarà la storia con la s maiuscola a dire cosa fu veramente quel periodo e da cosa originato”.
Secondo lei?
“Ci fu un concorso di cause inquietanti; interessi internazionali che aspettavano di accaparrarsi quote delle imprese nazionali, pubbliche e non solo, i gioielli nazionali. Ma qualcuno può credere che tutta quella mole di atti e strategie sia stata messa in atto solo da qualche pubblico ministero o dal ‘mitico eroe’ Antonio Di Pietro? Ripeto sarà la storia a fare piena chiarezza. L’Italia era la quarta potenza industriale, dopo è cominciato l’arretramento”.
E arriviamo al punto massimo della contestazione, diventato quasi iconico, le monetine a Craxi al Raphael.
“Io c’ero. Ricordo tutto. Craxi all’hotel Raphael aveva il suo appartamento romano. Io ed altri suoi collaboratori spesso andavamo là per ragionare di politica, o anche semplicemente per fargli sentire la nostra vicinanza, perché molti lo stavano abbandonando”.
Secondo lei era tutto organizzato?
“Sicuramente. I futuri leader di An, allora nell’Msi, furono della partita. E pensare che anni dopo Francesco Storace da presidente della Regione Lazio, nominò assessore proprio un esponente del Psi, della linea di Craxi e De Michelis. Quello del Raphael fu un episodio di una gravità enorme, l’ex capo del governo oggetto di una violenza fisica. Ed anche l’inizio della fine di un’epoca”.
E in Polesine? ci fu una Tangentopoli anche da noi.
“Qualche episodio, ma la procura rodigina per fortuna non seguì la tendenza di quella meneghina. Quella di Venezia invece sì. Il caso più eclatante fu quello di Nello Chendi, che nel 1993 era segretario polesano del Psi, arrestato poco prima dell’alba per una inchiesta su appalti partita da Venezia. Si è fatto 58 giorni di carcere in isolamento. Ha sopportato un calvario giudiziario di 13 anni, e poi un’assoluzione con formula piena, richiesta anche dallo stesso pm. Ma chi gli ridà quello che ha patito? I giorni sottratti ai suoi cari? Le sofferenze della famiglia?
Il Psi ne è uscito quasi annichilito.
“I socialisti furono i più colpiti, umiliati. Ma non sconfitti, perché socialismo e riformismo sono una fonte che non si spegnerà mai, anche se con denominazioni diverse”.
L'intervista completa sulla Voce di Rovigo di oggi 20 febbraio 2022
La Voce nuova | Direttore responsabile: Alberto Garbellini
Editrice Editoriale la Voce Soc. Coop. | Piazza Garibaldi, 17 - 45100 Rovigo Telefono 0425 200 282 - Fax 0425 422584 - email: redazione.ro@lavoce-nuova.it
Per la tua pubbicita' su questo sito: commerciale.ro@lavoce-nuova.it
Editrice: Editoriale La Voce Società Cooperativa. “La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo.” Redazione: piazza Garibaldi 17, 45100, Rovigo tel. 0425 200282 e:mail: redazione.ro@lavoce-nuova.it sito: www.lavocedirovigo.it
Pubblicità locale: Editoriale La Voce Soc. Coop. Divisione commerciale Piazza Garibaldi 17 - 45100 Rovigo - Tel. 0425 200282. Pubblicità Nazionale: MANZONI & C. S.p.A. Via Nervesa, 21 - 20139 Milano - Tel. 02 574941 www.manzoniadvertising.com Stampa: Tipre srl Luogo di stampa: via Canton Santo 5 Borsano di Busto Arsizio. POSTE ITALIANE S.P.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004, n.46) art. 1, comma 1, DCB (Ro). Testata registrata “La Voce Nuova” Registrazione del Tribunale di Rovigo n. 11/2000 del 09/08/2000.
Testata aderente all’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria www.iap.it. Iscrizione al ROC n. 23289. Associata FILE