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DUE ANNI DI COVID

“Che tensione per quei numeri”

L'ex dg dell'Ulss 5, Antonio Compostella: “Capii subito che dalla Cina sarebbe arrivato qui. Allertammo scuole e Comuni per la sorveglianza”

“Che tensione per quei numeri”

Un gran lavoro dell’azienda sociosanitaria e una forte rete sociale: queste le armi che hanno distino il Polesine, secondo l’ex direttore generale dell’Ulss 5 Antonio Compostella, all’inizio dell’esplosione del coronavirus nel nostro territorio.

Dottor Compostella, lei è stato direttore generale proprio nel momento critico dell’emergenza sanitaria, quali sono i ricordi di quei giorni?

“E’ disarmante pensare che sembrano fatti di un tempo lontano, quando in realtà sono trascorsi solo due anni. I ricordi sono ancora nitidi, quando arrivarono le prime informazioni da Wuhan pensai tra me e me ‘arriverà anche da noi’”.

Quali sono stati i momenti più difficili e quali i più belli?

“Tra i più brutti la preoccupazione che potesse andare sempre peggio. Ricordo la tensione nel momento in cui arrivavano i numeri, era l’attesa e la speranza di vedere degli spiragli di luce. Il ricordo più bello, invece, è il lavoro di squadra all’interno e fuori dell’azienda. La creazione del gruppo, gli incontri quotidiani ed il rapporto tra Comuni, medici di medicina generale, forze dell’ordine e la prefettura".

Cosa conserveremo da questa esperienza?

“Eravamo abituati ad una sanità di numeri importanti e prestazioni di livello. Questa pandemia ci ha colti impreparati e ha mostrato che le organizzazioni complesse non devono mai dimenticare l’imprevisto. La pandemia è andata via velocissima e gli interventi normativi più lentamente, rispetto alla criticità della situazione. Di fronte all’imprevedibile dobbiamo imparare ad essere più flessibili, lo stiamo imparando e la speranza è di aver fatto tesoro di quanto appreso”.

Come vede il futuro?

“Ero fiducioso che in un anno avremmo dato una forte sterzata alla situazione, grazie ai vaccini. Purtroppo sono arrivate le varianti, ma la speranza è di andare verso una situazione di endemia. Dovremo imparare a convivere con questo virus, anche se l’impatto sarà meno impattante. Le condizioni per ritornare ad una vita sociale e di relazione, però, ormai ci sono”.

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