VOCE
Due anni di pandemia
26.02.2022 - 15:05
“Alla notizia della positività tanta paura, e alla guarigione un pianto liberatorio”
Laura, la “paziente zero” di Castelmassa. Si parlava di Covid solo da pochi giorni e l’attenzione era tutta rivolta alla particolare situazione che si era creata a Vo, a poche decine di chilometri dal Polesine. Era nell’aria che prima o poi anche la provincia di Rovigo avrebbe dovuto fare i conti con quel virus che ancora non si conosceva ma che iniziava a fare davvero paura.
A due anni da quella che poi si è dimostrata essere una pandemia che ha colpito il mondo intero, ecco le impressioni di Laura Bortolini, la prima paziente risultata positiva al Covid-19 di Castelmassa che la mattina del 9 marzo di due anni fa, dopo un weekend in montagna con la famiglia, si è svegliata con febbre alta e tosse. Da quel momento ha inizio la sua personale odissea che si è fortunatamente conclusa nel migliore dei modi ma che ha lasciato in lei una traccia indelebile e una paura di fondo che l’ha accompagnata per un periodo lungo e che solo la sua grande forza di volontà, il suo spirito e la sua voglia guardare positivamente al futuro, hanno fatto in modo che fosse superata.
Laura racconta che il ‘nemico’ le provocò “una polmonite basale da Covid19. Ma ero pronta a lottare con tutta me stessa. Ho trascorso 3 giorni isolata in malattie infettive, dove comunicavo con il reparto da una finestrella ricavata nella porta, mi passavano le medicine appoggiandole su un tavolino. Ho iniziato la cura, ma dopo 48 ore gli effetti collaterali di vomito e diarrea hanno obbligato i medici a sospenderla. Ero in buone mani e respiravo autonomamente”.
La storia di Laura è poi continuata con il trasferimento al nuovo reparto di pneumologia, il martedì 17, dove era appena sorto il nuovo reparto Covid al settimo piano. “Continuavano ad arrivare ricoveri nuovi ed in 3 giorni siamo passati da 11 pazienti a 19”.
Anche sulla questione dei vaccini, Laura ha le idee molto chiare. “Lo ritengo un aspetto molto importante per tutta la comunità. E’ stata l’arma che ci ha permesso di superare questa pandemia. Dopo le perplessità e lo scetticismo iniziale, dovuto soprattutto al solo anno di sperimentazione, essendo biologa e credendo fermamente nella scienza, ho deciso di vaccinarmi e con me tutta la mia famiglia - racconta - Non avevamo alternativa se volevamo uscire da questa situazione. Ora speriamo di passare presto da pandemia a endemia - conclude - in modo di poter respirare un’aria diversa rispetto a quella di questi due anni”.
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