VOCE
GIUSTIZIA
04.03.2022 - 23:40
L’accusa è di aver “chiuso un occhio” in cambio di denaro in fase di autorizzazioni alle attività
In due dovranno difendersi a processo. Il terzo, invece risulta irreperibile. L’accusa è corruzione e in un caso anche omicidio colposo, mentre il caso si trascina dal 2014, è quello della strage sul lavoro alla Coimpo, l’azienda che smaltiva fanghi. A causa della “bomba” tossica esplosa dentro la vasca morirono Giuseppe Baldan, 48enne di Campolongo Maggiore (Ve), Nicolò Bellato 28enne di Adria, Mrco Berti, 47enne di Rovigo e Paolo Valesella 53enne di Adria.
Il prossimo 6 giugno inizierà il processo a carico del 66enne, Giuseppe Boniolo, all’epoca dipendente della Provincia di Rovigo, assegnato all’area Ambiente.
I corruttori sarebbero le due persone individuate come amministratori di fatto di Coimpo e Agribiofert Gianni Pagnin, 71enne di Noventa Padovana e Mauro Luise, che però risulta irreperibile.
Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari Raffaele Belvederi.
Secondo quanto ricostruito, dalla procura della Repubblica di Rovigo e dal pm Sabrina Duò, l’ex funzionario ora in pensione avrebbe, infatti, gestito le pratiche relative all’attività dello stabilimento con varie manchevolezze, lacune, mancanze di verifiche e controlli, con agevolazioni che avrebbero portato nel corso del tempo a decuplicare quasi il volume di fanghi trattabile, a evitare di passare per la Valutazione di impatto ambientale, come invece sarebbe stato necessario. In cambio di denaro arrivato nelle disponibilità del dipendente della provincia tramite società a lui riconducibili.
Gli amministratori di fatto di Coimpo e Agribiofert, per l’ipotesi di reato di omicidio colposo sono stati condannati in primo grado e, in questo procedimento, si vedono contestata solo la corruzione.
L’ex funzionario della Provincia, invece, a oggi mai coinvolto nella vicenda in precedenza, viene chiamato a rispondere anche di omicidio colposo.
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