VOCE
BADIA POLESINE
26.03.2022 - 17:01
La casa del Sorriso di Badia Polesine
Una donna, che vive in un paese diverso da quello del padre, corre al suo capezzale per vederlo un'ultima volta e stringergli la mano mentre si spegne. Ma quando torna al lavoro, distrutta dal dolore per aver sepolto il genitore, viene accolta con un procedimento che si traduce in una sanzione di tre giorni lavorativi di sospensione.
E' il racconto "allibito" che la Uil Fpl di Rovigo, con il suo segretario Cristiano Pavarin elabora rispetto a un procedimento sanzionatorio avviato dalla struttura nei confronti di una sua dipendente. "Sembra una vicenda surreale, invece è purtroppo tutto vero - sintetizza Pavarin - Il “piccolo dettaglio” che rende ancora tutto più difficilmente comprensibile è che il posto di lavoro della donna è la Casa del Sorriso di Badia Polesine, struttura che si occupa anche di trattare il fine vita dei propri ospiti e che dovrebbe aver maturato la sensibilità necessaria per trattare con il dovuto rispetto vicende personali di dolorosi addii".
Ad essere sanzionata, un'operatrice, che da anni presta suo servizio nella struttura. "Sensibilità, parola sconosciuta a qualcuno che cavillando ha pensato bene di restare sorda ai richiami al buonsenso arrivati non solo dal nostro sindacato, ma anche dal primo cittadino di Badia - scrive ancora Pavarin - dal consiglio di amministrazione della struttura e, soprattutto, nel tavolo convocato in Prefettura proprio per cercare di instaurare un clima favorevole a risolvere le altre problematiche che già affliggono la Casa del Sorriso, questi soggetti istituzionali che ringraziamo per la disponibilità e l'impegno dimostrato allo scopo di riportare la situazione ad un livello di comprensione umana".
Per il sindacalista, dunque "Una simile presa di posizione irremovibile appare ingiustificata e incomprensibile e non solo alla lavoratrice ed al sindacato ma anche a quanti sono stati interessati della vicenda.Nello specifico, l'addebito contestato alla dipendente, che aveva avvisato della necessaria corsa nel proprio Paese per raggiungere il padre al quale restavano poche ore di vita, è di non aver provveduto alla redazione di un piano di sostituzioni, come se questo compito fosse in carico agli operatori, aspetto evidenziato anche dal nostro ufficio legale".
La questione è segnale di problematiche di gestione più ampie. "Come rappresentanti dei lavoratori siamo preoccupati in quanto un simile comportamento può apparire agli occhi dei dipendenti dipendenti della Casa del Sorriso, come una sorta di monito a non fare richieste per motivi familiari, nemmeno gravi ed urgenti come nel caso descritto".
La Uil ovviamente è intenzionata a procedere per le vie legali, impugnando il provvedimento davanti al giudice del lavoro, mettendo tutta la nostra struttura, a tutti i livelli, a disposizione della lavoratrice vittima di questo obbrobrio.
"Fino all'ultimo abbiamo lavorato nelle sedi preposte, con le istituzioni, per cercare una soluzione, ma di fronte al muro eretto dall'Ente crediamo che sia necessario rendere tutto di pubblico dominio, anche per evitare che i lavoratori di questa struttura debbano trovarsi a soggiacere ad uno stato di soggezione permanente, dovendo temere anche di assentarsi per gravi motivi, per paura di simili sconsiderate sanzioni".
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