VOCE
L'incontro
03.04.2022 - 14:59
“Il mio sogno da bambino era quello di imbarcarmi su una nave, ma non ero portato per le materie tecniche. E il giornalista l’ho fatto perché mi permetteva di fare quello che amavo, viaggiare e scrivere”. Toni Capuozzo, ospite sabato sera in un teatro “Serafin” gremito per la presentazione del suo ultimo libro, “Balcania”, ha risposto così alla domanda di uno degli alunni della scuola media “Cappon” che per l’occasione si sono messi nei panni dei giornalisti, nel progetto portato avanti dalla professoressa Alessandra Pescarolo.
Il giornalista, reporter, conduttore tv e blogger friulano ha raccontato il suo libro a un’attenta platea nell’ambito della “Primavera con l’autore”, iniziativa promossa dall’assessore alla Cultura Ilaria Turatti. Proprio la Turati ha fatto gli onori di casa, presentando Capuozzo e il moderatore della serata, Luca Crepaldi, giornalista della Voce di Rovigo.
Capuozzo ha ripercorso i dieci anni vissuti in prima linea durante il conflitto nell'ex Jugoslavia, partendo dalla morte di Tito, passando per il lungo assedio di Sarajevo, il massacro di Srebrenica e i bombardamenti a Belgrado. Ha raccontato le storie di serbi e bosniaci, senza prendere una posizione mai, se non in difesa degli innocenti: bambini, donne e anziani uccisi senza alcuna pietà, senza alcun senso. Poi il parallelo con l'attuale guerra in Ucraina, l'invasione della Russia e il ruolo della Nato che, oggi come allora, non avrebbe dovuto secondo il giornalista, intervenire.
"La Nato si sarebbe dovuta sciogliere con la caduta del muro di Berlino e la fine dell'ex Unione Sovietica - le sue parole - l'Europa avrebbe dovuto mediare, anche oggi tra Ucraina e Russia. Anzi, avrebbe dovuto farlo l'Italia, che ne ha tutte le capacità, e non lasciarlo fare alla Turchia". Infine un'amara considerazione: "Nessun insegnamento dalle guerre passate è arrivato ai governi, anche se è stato evidente come non siano stati i carri armati a far cadere il muro di Berlino, ma la voglia di libertà e la seduzione del modo di vivere occidentale a farlo. Servono diplomazia, confronti, mediazioni, bisogna parlarsi: quando non ci si parla più, ecco che ci si imbracciano le armi"
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