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IL CASO

Covid, il dramma degli anziani

Il direttore sanitario dell’Ulss 5, Rigo: “Capisco la situazione, ma i posti letto sono per gli acuti”

Covid, il dramma degli anziani

ROVIGO - La grande difficoltà nel gestire gli anziani non autosufficienti è un problema che trascende da qualsiasi contingenza. E se ci si mette il Covid, ecco che la cosa diventa ancor più seria. Da una parte per la gestione dell’anziano stesso, dall’altra per la necessità degli ospedali di ricoverare effettivamente chi sia in condizioni di salute gravi. Quello che è capitato a una famiglia rodigina è il segnale che, forse, non si è ancora trovata una soluzione che possa garantire alle famiglie un sostegno adeguato, specie in un Polesine che è tra le province più anziane d’Italia.

La famiglia in questione abita in una bifamiliare a Rovigo, nel piano inferiore una coppia, in quello superiore la madre e la nonna della compagna. Nel fine settimana appena trascorso la nonna, 92 anni non autosufficiente, ha contratto il Covid, “con tosse, raffreddore e difficoltà respiratoria” racconta il compagno della nipote. “Abbiamo chiamato un’ambulanza per paura che i sintomi potessero aggravarsi vista l’età ed è stata portata in un ospedale della provincia di Rovigo - ha raccontato - ieri pomeriggio (lunedì scorso ndr) ci hanno rassicurato dicendoci che le condizioni dell’anziana erano stabili e che sarebbe rimasta in ospedale lì o trasferita in un altro ospedale fino alla sua negativizzazione. Questa mattina (martedì ndr) ci arriva invece un’altra telefonata sempre dall’ospedale con una dottoressa che ci dice che la signora sta bene e, poiché stava occupando un posto letto, in giornata sarebbe stata riportata a casa”.

A quel punto hanno spiegato le difficoltà nel gestire in casa l’anziana nonna, sia per la sua positività, visto che tutti gli altri erano negativi, senza avere attrezzatura adeguata per la protezione individuale. A quanto riferito, sarebbe stato consigliato loro di isolare l’anziana nonna nell’appartamento al piano superiore e andarla a controllare, di giorno e di notte. “Quando la signora è stata riportata a casa non era neanche in grado di appoggiare i piedi per terra rendendo difficilissimo portarla ad esempio al bagno ed inoltre presentava ancora i sintomi - conclude - ci siamo trovati abbandonati dalle autorità che dovrebbero occuparsi di una situazione lasciando a noi che non abbiamo né i mezzi né le conoscenze per assistere una persona in queste condizioni”.

Una situazione rispetto alla quale l’Ulss 5 Polesana ha dato una spiegazione molto chiara. “Partiamo dal presupposto che se la signora è stata dimessa è perché l’infezione da Covid non presentava sintomi tali per cui potesse rimanere ricoverata in ospedale - ha spiegato il direttore sanitario dell’Ulss 5, Alberto Rigo - ora non conosco il caso di specie, ma se sono arrivate le dimissioni significa che le condizioni generali della signora non erano da reparto per acuti: non credo proprio sia stata dimessa senza ragion veduta”. “Detto questo comprendo benissimo le difficoltà che ci possono essere nell’assistenza di un anziano non autosufficiente - ha proseguito Rigo - ma ribadisco che non viene mai dimesso nessuno se le condizioni non lo consentono. Che poi sia difficile gestire un non autosufficiente col Covid posso riconoscerlo. Ma il ricovero in ospedale è per i casi acuti, specie in un periodo come questo in cui i posti letto sono ancora necessari per far fronte all’emergenza”. “Sono certo che medici e infermieri dell’ospedale hanno spiegato con cura come gestire la signora non autosufficiente attraverso l’uso dei dispositivi Dpi che non sono diversi da quelli dell’ospedale - ha concluso Rigo - a partire dalla mascherina Ffp2 passando per i guanti e la disinfezione delle mani”.

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