VOCE
L'ALLARME
09.05.2022 - 20:04
Lavoro o famiglia? Nessuna dovrebbe essere messa nelle condizioni di dovere scegliere
“Non è giusto penalizzare le dipendenti che scelgono la famiglia, ma c’è chi se ne approfitta”
“Non condivido assolutamente le sue parole ma credo che fosse un grido di allarme: in Italia noi donne lavoratrici e imprenditrici siamo abbandonate a noi stesse”. Sono le parole dell’imprenditrice cavarzerana Ilaria Turatti, che interviene sul tema sollevato dalla nota imprenditrice bolognese impegnata nel campo della moda, Elisabetta Franchi.
L’amministratrice unica del marchio Betty Blue spa infatti, aveva nei giorni scorsi fatto parlare di sé infiammando la polemica e il dibattito, dichiarando - sul palco di un’iniziativa organizzata da Il Foglio sul tema “Donne e moda” - come lei assuma solo donne over 40 nei ruoli di rilievo perché “hanno già fatto figli, non hanno impegni, e lavorano h24”. Un’affermazione che ha decisamente fatto rizzare i capelli in testa a molti, che hanno definito le sue parole “da medioevo”.
E anche Ilaria Turatti, l’imprenditrice della Turatti Group di Cavarzere, fra i leader mondiali nella produzione di macchinari per l’industria agroalimentare, disapprova con fermezza il punto di vista espresso dalla Franchi, ma ritiene anche che in una certa misura la collega bolognese sia stata travisata e che, in realtà, verosimilmente, avesse intenzione di lanciare l’allarme sulla situazione di molte imprenditrici.
Turatti, è d’accordo con il parere di Elisabetta Franchi?
“Io credo che sia stato un po’ travisato quello che ha detto la collega. Intanto per un dato evidente, la sua azienda non ha solo over 40, e comunque parlava solo di ruoli di rilievo, manageriali. Ha avuto tanto coraggio, se fosse veramente il suo pensiero, perché in Italia la situazione è questa: noi imprenditrici non abbiamo possibilità di ritagliarci un ruolo come donne e mamme. Negli altri paesi questa discriminazione non avviene e sia le donne che le imprese hanno delle agevolazioni che permettono di fare figli in serenità. Chiaramente quello che ha detto è discriminatorio: io sono una sostenitrice delle donne in tutti i ruoli manageriali perché, diciamolo chiaramente, noi donne abbiamo una marcia in più. Poi nella realtà purtroppo ti scontri con stereotipi e quant’altro: è successo anche a me, fai davvero fatica a fare in modo che gli uomini ti capiscano, credano in te e ti ritengano competente. Comunque, secondo me la Franchi non è riuscita ad esprimersi bene e credo ci sia stato un accanimento mediatico. Era un grido di allarme il suo, e quello lo condivido”.
Quanto è un problema per un’azienda avere una dipendente che riveste ruoli importanti che rimane incinta?
“Intanto diciamoci chiaramente che si arriva alla maturità lavorativa verso i 40 anni: di solito chi fa il manager non ha meno di quest’età. Poi, per rispondere alla domanda, sinceramente quando una donna che ricopre un ruolo importante rimane incinta per l’imprenditore è difficile, perché hai formato una persona e questa sta a casa per un lungo periodo. Ma non è giusto che per questo debba essere penalizzata. Dobbiamo prendere esempio dai paesi nordici, a mio avviso, dove ci sono strutture che tengono i bambini. E’ inumano pensare di non avere tempo per crescere i propri figli. C’è chi ha proposto di boicottare i prodotti della collega bolognese che ha lanciato l’allarme: è una maniera completamente sbagliata di reagire a una situazione difficile. Dovremmo piuttosto fare qualcosa per tutelare le lavoratrici mamme e donne”.
Quante donne rivestono ruoli importanti nella sua azienda? Lei ha assunto donne in gravidanza?
“Nelle mie aziende ce ne sono diverse, che sono aumentate nel corso del tempo. Non mi è mai accaduto, onestamente, di assumere una donna che fosse in stato di gravidanza, ma solo perché è mancata l’occasione. Ho avuto comunque diverse dipendenti che hanno avuto figli e, di conseguenza, sono andate in maternità. Confermo, ovviamente, che per un imprenditore, quando si crea un buco è difficile da colmare. Purtroppo mi è capitato, in un caso in cui questa persona si è un po’ approfittata, dal mio punto di vista, di tutele fondamentali e doverose, stando via in tutto circa quattro anni. Le tutele già sono poche, se ce c’è anche chi se ne approfitta, diventa davvero difficile”.
Come si può uscire da questa situazione, molto difficile?
“C’è assoluto bisogno che lo Stato intervenga per aiutare le aziende a creare strutture dedicate a prendersi cura e accudire i figli delle dipendenti, senza che queste strutture siano totalmente a carico dell’impresa o delle famiglie”.
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