VOCE
L'ALLARME
18.05.2022 - 08:09
Inflazione, il Veneto è la terza regione d’Italia per incremento dei prezzi. In testa alla classifica dei capoluoghi e delle città con più di 150 mila abitanti più care, c’è Bolzano dove l'inflazione annua, pari a +8,1%, la più alta d'Italia, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva annua equivalente, in media, a 2577 euro, ma che balza alla cifra astronomica di 3636 euro per una famiglia di 4 componenti.
Al secondo posto Verona, dove il rialzo dei prezzi del 7% determina un incremento di spesa pari a 1.768 euro per una famiglia media, 2.603 euro per una di 4 persone. Sul gradino più basso del podio Trento, dove il +7,5%, la seconda maggiore inflazione, genera una spesa supplementare pari, rispettivamente, a 1751 e 2602 euro annui. Al quarto posto Genova (+6,6%, 1601 e 2564 euro), poi Padova (+6,7%, 1692 e 2491 euro) e Bologna (+6,3%, +1776 e +2449 euro).
La città più virtuosa è Ancona, con un'inflazione del 4,8% e una spesa aggiuntiva per una famiglia tipo pari a "solo" 1089 euro, 1450 per una famiglia di 4 componenti.
In testa alla classifica delle regioni più costose con un'inflazione annua a +7,7%, il Trentino che registra a famiglia un aggravio medio pari a 2087 euro su base annua, 2989 euro per una famiglia di 4 persone. Segue la Liguria, dove la crescita dei prezzi del 6,6% implica un'impennata del costo della vita pari, rispettivamente, a 1480 e 2442 euro, terzo il Veneto, +6,5%, con un rincaro annuo di 1.618 e 2.394 euro per 4 componenti. La regione più risparmiosa è la Basilicata, +5,3%, pari a 1058 e 1507 euro.
Sul tema inflazione interviene anche la Coldiretti: “La guerra si abbatte sul carrello della spesa con la classifica dei rincari che è guidata dagli oli di semi, soprattutto quello di girasole (+64%) che risente del conflitto in Ucraina che è uno dei principali produttori e ha dovuto interrompere le spedizioni, mentre al secondo posto c’è la farina, con i prezzi in salita del 17% trainati dagli aumenti internazionali del grano e al terzo il burro (+15,7%) che risente della ridotta disponibilità del mais destinato all’alimentazione delle mucche da latte".
"È quanto emerge dallo studio della Coldiretti sulla base delle rilevazioni Istat relative all’inflazione ad aprile 2022. I prezzi di cibi e bevande sono balzati in media del 6,4% con aumenti a doppia cifra - sottolinea la Coldiretti - anche per la pasta (+14%), carne di pollo (+12%), verdura fresca (+12%) e frutti di mare (+10%) ma crescono anche quelli di gelati a +10%, uova (+9%) e pane (+8%) rispetto allo stesso periodo scorso anno”.
E ancora: “Aumentano i prezzi per le famiglie, ma parallelamente assistiamo all’aumento dei costi che colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne. Più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale. Gli aumenti dei costi vanno infatti dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio.
“I problemi dovuti al rincaro dei costi delle materie prime investono sia il settore agricolo che la pesca. Se da una parte ci sono azienda agricole che chiudono, dall’altra le marinerie sono rimaste ferme in porto - commenta il presidente di Coldiretti Rovigo, Carlo Salvan-. Fare il pescatore è già un lavoro difficile di suo, ma è un mestiere storico, importante per il nostro territorio e per l’indotto. Si ricorda che per ogni imbarcazione che non esce in mare, un tot di pesce straniero si colloca sui nostri scaffali. La situazione attuale impedisce a tutti di lavorare con serenità: il costo del gasolio è inaccessibile e la bilancia dei costi è sproporzionata rispetto a quello che si guadagna”.
“Per il settore agricolo, Coldiretti - conclude Salvan - sostiene che si debba lavorare per nuovi accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali. Bisogna intervenire per contenere il caro energia e i costi di produzione”.
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