VOCE
CORONAVIRUS IN POLESINE
30.05.2022 - 17:42
I contagi ancora in calo e la conferma che a rischiare dii più nei mesi scorsi sono state le persone non vaccinate. Ieri in Polesine sono stati registrati 21 contagi (286 in veneto), uno dei numeri più bassi degli ultimi mesi, a dimostrazione delle regressione del virus. Le nuove guarigioni inoltre sono state 62; e 1.009 le persone positive in provincia.
Lo studio dell’università di Padova pubblicato nella rivista “Jama Network Open” dal titolo “Covid-19 vaccination status among adults admitted to intensive care units in Veneto, Italy” ha valutato i ricoveri per Covid-19, a seconda dello stato vaccinale, nelle unità di terapia intensiva nel Veneto da maggio a dicembre 2021. La ricerca ha messo in luce che, durante il periodo di tempo considerato, il 74% dei ricoverati in terapia intensiva per Covid-19 non erano vaccinati contro l’infezione.
Inoltre, l’analisi dell’andamento del tasso di ricovero nel tempo ha mostrato un brusco e marcato aumento degli accessi in terapia intensiva in questi soggetti nella seconda metà dell’anno, in concomitanza all’aumento del numero dei contagi che si è registrato negli ultimi mesi del 2021.
Al contrario, il tasso di ricoveri in terapia intensiva dei soggetti che si erano sottoposti a ciclo vaccinale completo (almeno due dosi di vaccino) si è mantenuto basso e stabile per tutto il periodo di studio, senza risentire dell’ondata di contagi verificatasi alla fine dell’anno.
Non da ultimo, è importante sottolineare che, mentre circa il 60% dei vaccinati ricoverati in terapia intensiva aveva più di 70 anni, l’età dei non vaccinati era più bassa e circa il 50% di questi soggetti era di età inferiore ai 60 anni. L’analisi del tempo intercorso tra la somministrazione dell’ultima dose di vaccino e il ricovero in terapia intensiva ha mostrato che il 50% dei soggetti vaccinati era stato ricoverato dopo circa cinque mesi dalla conclusione del ciclo vaccinale. Questo dato indica che la copertura vaccinale è soggetta ad un naturale decadimento e sottolinea l’importanza di sottoporsi alle dosi di richiamo.
Infine, i ricoverati in terapia intensiva vaccinati ma con ciclo incompleto (solo con prima dose) hanno rappresentato una piccola percentuale (8%) sul totale dei ricoveri durante il periodo di studio. L’analisi del tempo trascorso tra la somministrazione del vaccino e il ricovero ha rivelato che in almeno il 50% dei casi l’infezione si è verificata mentre erano in attesa della somministrazione della seconda dose di vaccino.
“Questi risultati - dice Paolo Navalesi del dipartimento di medicina dell’università di Padova – confermano che la vaccinazione è protettiva nei confronti della malattia grave da infezione da Sars-CoV-2 e sottolineano l’importanza di sottoporsi al ciclo vaccinale completo ed alle successive dosi di richiamo nei tempi e nelle modalità raccomandate dalla comunità scientifica internazionale al fine di prevenire gravi complicanze tali da richiedere cure intensive, soprattutto nei soggetti più anziani”.
“La campagna vaccinale - sostiene Dario Gregori del dipartimento scienze cardio toraco vascolari e sanità pubblica dell’ateneo patavino - ha consentito di prevenire l’incremento del numero di ricoveri in terapia intensiva a fronte dell’incremento dei contagi avvenuto alla fine del 2021, prevenendo così l’aggravio della pressione sul sistema sanitario a cui abbiamo purtroppo assistito nelle precedenti ondate”.
“Questi risultati mostrano come, dal punto di vista epidemiologico, la vaccinazione sia - afferma la prima autrice dell’articolo Giulia Lorenzoni del Dipartimento Scienze Cardio Toraco vascolari e sanità pubblica dell’università di Padova - uno dei più importanti presidi di prevenzione delle gravi conseguenze di salute pubblica della pandemia di Covid-19”.
Commenti all'articolo
Ryan1960
31 Maggio 2022 - 08:25
Preso atto che le terapie mediche cui sono state sottoposte queste persone erano conseguenti ad una precisa scelta, in difformità da quanto consigliato dalle autorità sanitarie, un paese SERIO dovrebbe chiedere il rimborso di quanto speso per curarle. Non è giusto nè etico che l'intera collettività si accolli l'onere per la cura di soggetti che deliberatamente e scientemente si sono esposti alla malattia
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