VOCE
SOS STAGIONALI
01.06.2022 - 18:25
Federica Boniolo, psicologa rodigina che si occupa di minori ed educazione digitale
“I giovani non hanno voglia di lavorare? No, non hanno voglia di essere sfruttati. Ma chi ce l’ha? Chiedono di poter lavorare ma a condizioni umane e accettabili, con orari e paghe adeguate, e non ci trovo nulla di sbagliato. Dovrebbe essere così per tutti, indipendentemente dall’età”, sono le parole di Federica Boniolo, psicologa rodigina che si occupa di minori ed educazione digitale, presidente dell’Aps #Unitiinrete.
Boniolo, i giovani non vogliono più fare lavori stagionali?
“Premetto che personalmente certi tormentoni e frasi fatte non li tollero più. Ciclicamente vengono lanciate accuse ma senza la reale volontà di capire e di fare eventualmente qualcosa per cambiare. Quello che so per certo è che i giovani non vogliono più sentirsi appiccicare etichette, non accettano le generalizzazioni, sono stanchi di essere giudicati senza prima essere interpellati. Mai come in questo periodo storico urge un cambio di atteggiamento da parte degli adulti, i primi ad essere in crisi. Poi sì, di sicuro ci sono giovani che non vogliono più fare lavori stagionali, alcuni proprio non vogliono lavorare durante l’estate, ma l’errore che fa arrabbiare è la generalizzazione: ce ne sono moltissimi altri che invece vogliono lavorare, sentono il bisogno di rendersi autonomi, di potersi permettere i loro sfizi senza gravare sulla famiglia, con un senso di responsabilità non scontato. E questo non lo dico in base a mie sensazioni, ma emerge da molti momenti di confronto, ultimo in ordine di tempo avuto in una terza del Viola-Marchesini, dove quest’anno ho lavorato come psicologa interna”.
Molti gestori di locali e operatori balneari sostengono che i giovani non abbiamo più voglia di fare fatica…
“Possiamo essere sinceri e dire che la fatica non piace a nessuno? Ammettiamo che ci sono anche tantissimi adulti che non vogliono più svolgere alcune professioni. Però non possiamo sempre scegliere, e ci si trova dunque anche a dover far cose che non piacciono, per mantenere una famiglia. E’ sicuramente più facile attaccare i giovani, ma non è corretto e soprattutto non è il modo per spronarli. I giovani chiedono di poter lavorare ma a condizioni umane e accettabili, con orari e paghe adeguate, e non ci trovo nulla di sbagliato. Dovrebbe essere così per tutti”.
Per quale motivo allora non si trovano stagionali?
“Se proprio vogliamo andare a trovare delle motivazioni, prima di tutto guarderei alle condizioni lavorative che vengono proposte a questi ragazzi. Purtroppo sono molti i datori di lavoro che approfittano della giovane età e della poca esperienza, offrendo compensi non adeguati e orari a volte pesanti. Bisogna segnalare e isolare questi comportamenti. Credo che oggi l’emergenza principale sia la diffusissima mancanza di autostima, la cui portata davvero non sospettiamo. Non fermiamoci all’apparenza quando li vediamo sfrontati e menefreghisti, specie quando sono in gruppo. Quello che ci mostrano sono maschere che indossano per non cedere di fronte al peso di chi continua a dire che non hanno motivo di stare male, che devono ‘solo’ pensare a studiare, ignorando la mole di problemi che anche un adolescente può trovarsi ad affrontare”.
Di cosa hanno bisogno oggi i giovani?
“Di essere realmente visti. Hanno bisogno di trovare la loro identità, di sperimentarsi, di vivere esperienze che permettano loro di conoscersi e di confrontarsi con gli altri, passando anche per frustrazioni e fallimenti. Hanno bisogno di trovare la loro collocazione all’interno della società, di essere resi maggiormente protagonisti, di essere ascoltati in modo non giudicante e coinvolti quando si parla di loro. Hanno bisogno di qualcuno che dia loro fiducia e creda in loro. E infine, cosa importantissima, necessitano di adulti autorevoli, che sappiano porre loro dei limiti, delle regole. A ciascuno i propri compiti e le proprie responsabilità”.
Le famiglie sono responsabili?
“Tutta la comunità educante è responsabile dei suoi giovani. E’ così che deve essere. Ma non è sempre sufficiente andare ad individuare le responsabilità, se poi concretamente non si fa nulla per cambiare. Famiglia, scuola, gruppo dei pari, mass media, social network tutti hanno un ruolo. Una volta che l’abbiamo capito, bisogna però agire, cominciare a cambiare per andare nella direzione che vogliamo: lavorare insieme come squadra, più che stare a lamentarsi e a puntare il dito”.
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