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LA GRANDE SICCITA'

Lagune morenti, a rischio la Cozza Dop

Il disperato grido di allarme dei pescatori

Cozze di Scardovari Dop

Cozze di Scardovari Dop

La siccità mette a dura prova anche una delle eccellenze del nostro Delta, la Cozza Dop di Scardovari. Un prodotto unico e inimitabile che quest’anno è già stato fortemente danneggiato dalla mancanza dell’acqua del Po e dalle temperature già troppo elevate per la stagione. Una situazione drammatica che, come racconta Paolo Mancin, del Consorzio di Cooperative dei pescatori di Scardovari, ormai anche se piovesse qualche giorno, non sarebbe più comunque rimediabile. “Servirebbe un miracolo”.

Cozze Dop, cosa significa?

 “La Denominazione di Origine Protetta significa che si tratta di un prodotto unico che può essere prodotto solo nella Sacca di Scardovari. Il marchio l’abbiamo ottenuto nel 2013 e le nostre cozze rispettano due parametri: il riempimento del frutto all’interno del guscio che deve essere superiore del 25% e il basso contenuto di sodio, questo perché essendo la Sacca di Scardovari all’incrocio tra il mare Adriatico e il Po, non è come se fosse in mare aperto. E’ meno salata, più dolce, si scioglie in bocca. La nostra non è grande, ma piena”.

Un prodotto che non è solo eccellenza, ma è anche vitale per l’economia del territorio…

 “Certo, nella Sacca lavorano 300 famiglie intere, uomini, donne e figli. Abbiamo una capacità produttiva di 30mila quintali di cozze delle quali circa 20mila Dop. Abbiamo da poco iniziato una campagna di comunicazione importante, abbiamo cominciato a esportare anche a Tokyo. Ma purtroppo noi dipendiamo non solo dal duro lavoro, ma anche dal clima. Già nel 2019 abbiamo perso tutto, e dopo due anni che è arrivato finalmente un ‘rilancino’ e invece la siccità ci sta regalando un anno tragico”.

In che senso?

 “Come dicevo, purtroppo quest’anno abbiamo promosso tanto il nostro prodotto ma non ne abbiamo abbastanza di pronto a causa soprattutto della siccità. Manca l’acqua del fiume e le correnti che portano l’acqua fresca all’interno delle sacche e così succede che metà sacca è vuota. Non si riempiono più. Abbiamo la zona nord est della laguna che attualmente non ha venduto una cozza. I pescatori di quella parte non sono ancora riusciti a raccogliere e vendere una cozza. Attualmente sono fermi, stanno aspettando che cambi la situazione climatica, ma penso purtroppo che ormai queste le perderemo. E pensare che finalmente quest’anno il prezzo delle cozze era decente ma noi non riusciamo a produrle. Le cozze restano vuote, non fanno frutto o comunque lo fanno troppo piccolo, non sono vendibili”.

Tutto per colpa della siccità?

 “Sì, ma c’è anche il problema che rivendichiamo da anni ed è che mancano i canali. Manca la vivificazione delle lagune. Per portare l’acqua all’interno. Quest’anno sono state vendute solo le cozze che crescono nella zona “a mare” negli impianti più vicini al mare che hanno il canale che dà sfogo ma quelli all’interno si trovano senz’acqua e con le cozze vuote. Diciamo che attualmente la richiesta di cozze è 100 ma noi riusciamo a produrne 30”.

Quanto potete resistere ancora in queste condizioni?

 “Siamo in estrema difficoltà: noi normalmente intorno al 10 luglio dobbiamo aver venduto tutto perché l’altro problema è che una volta che la temperatura della sacca supera i 30 gradi, tutto quello che è appeso agli impianti muore, bollito. Attualmente siamo intorno ai 27 gradi e siamo a rischio. Se anche piove ormai non ci risolve il problema. Dovrebbe piovere a lungo, si deve raffreddare l’acqua, ci serve un miracolo. Non scendendo acqua fresca dal Po sarà difficile che quest’anno ci salviamo”.

Sono previsti ristori?

 “Ci sono i fondi per le calamità naturali però ora che arrivano fai tempo a morire”.

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