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Ecoambiente, è il giorno della scelta del cda

Ma l’ente di bacino ha chiesto un parere sulla convocazione della riunione: possibili impugnazioni

Ecoambiente, è il giorno della scelta del cda

Lunedì 17 luglio la seconda assemblea per la nascita del nuovo cda di Ecoambiente. Dopo il nulla di fatto del 29 giugno i sindaci ci riprovano per l’elezione della nuova governance che dovrà guidare la società che gestisce la raccolta dei rifiuti in Polesine. Il muro contro muro che, però, ha determinato l’attuale stallo non si è risolto, anche se l’asse Lega-civici sostiene di avere i numeri sufficienti per l’elezione dei tre componenti del cda. Ma attenzione, perché l’assemblea di lunedì potrebbe comunque riservare sorprese e soprattutto una cascame di conseguenze legali. Ci sono voci di possibili ricorsi al Tar con l’impugnazione della stessa assemblea.

Sotto accusa la convocazione della riunione di lunedì 17, che oltre al cda dovrà anche approvare il bilancio. E proprio a questo scopo il Consiglio di bacino ha chiesto un parere all’avvocato Stefano Colombari, che è anche l’estensore della convenzione sul controllo analogo. Il parere si sofferma anche sulla modalità di convocazione dell’assemblea, che in alternativa alla convocazione del presidente del consiglio di bacino può avvenire con la richiesta da parte di 10 soci. In questo caso l’autoconvocazione è avvenuta con la firma di 28 sindaci.

Il parere dell’avvocato però avverte i Comuni di “essere prudenti” perché la normativa dice che per eleggere il cda di società pubbliche occorre che tutti gli enti soci possano concorrere alla nomina. In pratica servirebbe l’unanimità, cui è possibile derogare “solo se reiterati e seri tentativi di raggiungere l’unanimità rimanessero senza esito”. In pratica per superare possibili divisioni servirebbe la ricerca, con atti concreti, del confronto al fine di raggiungere un accordo. E sono proprio questi punti che potrebbero diventare la base per una impugnazione e un ricorso al Tar da parte di qualche sindaco

. Certo non è la prima volta che i sindaci si mostrano divisi ad un’assemblea per la nomina di un cda, in questo caso però qualcuno potrebbe decidere di passare alle vie legali. Anche perché il clima di contrapposizione fra i due blocchi (Lega e civici da una parte, Fi e Pd dall’altra) si è surriscaldato negli ultimi giorni, anche con il rifiuto dei sindaci di accettare la ricghiesta di spostamento dell’assemblea per motivi di salute avanzata dal presidente dell’ente di bacino Antonio Laruccia. Lo stesso Laruccia si limita a dire: “Io all’assemblea del 29 giugno avevo detto che occorreva cercare un accordo e lavorare per superare le divisioni. Non so se tutto questo sia stato fatto”.

L’assemblea, salvo passi indietro dell’ultim’ora, dovrà votare il cda scegliendo fra 5 candidati. Per il presidente ci sono in lizza Marco Trombini e Pierpaolo Frigato. Per il ruolo di amministratore delegato c’è Adriano Tolomei. Per il ruolo ci consigliere del cda ci sono le candidature di Michelea Bacchiega e Chiara Turolla. Per il numero legale dell’assemblea occorrono almeno 30 sindaci. Per votare i componenti del cda serve una maggioranza di almeno 30 sindaci e almeno 300 quote

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