VOCE
Allevamenti e virus
10.10.2024 - 20:39
Delle alzavole fanno alzare l’attenzione sull’aviaria. Perché due gruppi di queste anatre positive all’influenza aviaria sono stati intercettati a pochi metri dai confini del Polesine, in provincia di Venezia, il 26 e 27 settembre. Un segnale non particolarmente confortante, visto che con l’inizio della stagione migratoria autunnale è prevedibile un aumento della circolazione del virus negli anatidi e, da loro, negli allevamenti, con la necessità di procedere agli abbattimenti.
E già, infatti, sono comparsi i primi focolai in ambito “domestico”: il primo ottobre in un allevamento di tacchini in provincia di Venezia, a Mira, e tre giorni dopo in un allevamento di galline ovaiole in provincia di Ferrara, a Codigoro.
La soglia di attenzione in Polesine, inevitabilmente si alza. L’epidemia di aviaria in corso è iniziata già nel 2021 ed è la più grande finora mai osservata in Europa, dove già si era affacciata a più riprese dal 2005. Nel 2022 in Polesine si sono registrati tre focolai: due a Porto Viro, in un allevamento di galline ovaiole il 7 novembre, ed in un allevamento di polli da carne, il 15 novembre, poi il 25 novembre in un allevamento multispecie a Lendinara. Lo scorso 3 novembre, invece, la rete di sorveglianza ha intercettato nel Delta del Po un fischione, un’altra anatra, analogamente infetto.
Ma l’aviaria non è l’unica insidia per gli allevamenti. Il livello di guardia, infatti, rimane alto anche sul fronte della peste suina, perché in caso di contagi in un allevamento, come per l’aviaria, è previsto l’abbattimento di tutti i capi. Non uno scherzo.
Ed ecco che, allora, la Cia Veneto ha rivolto ad Oscar Da Rold, coordinatore operativo delle polizie provinciali per il contenimento della fauna selvatica, in occasione di un incontro che si è tenuto nella sede di Padova, un chiaro invito: “Subito l’attuazione del Piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della peste suina africana e del programma straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali”.
Come spiega l’associazione, è stato chiesto “che non sia soltanto il mondo agricolo a dover contrastare, mettendo in campo delle risorse economiche proprie, la continua proliferazione degli ungulati e, in generale, della fauna selvatica. Si tratta di una criticità, precisa, che interessa tutta la comunità, e come tale va gestita”. Per quanto riguarda le proposte, Cia Veneto ne ha avanzato una che prevede un contributo ad hoc per le attività di controllo e gestione dei cinghiali. In caso di avvento della Psa, Cia Veneto prevede perdite di oltre il 10% del fatturato complessivo, ovvero almeno 10 milioni di euro.
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