VOCE
TRAGEDIA DI PORTO VIRO
27.05.2025 - 20:16
“Piena fiducia nell’operato della Procura”. E’ il sentimento espresso dall’avvocato Giorgio Crepaldi di Adria, che segue di fiducia Massimo Sette, 46 anni, al momento indagato con l’ipotesi di reato di omicidio preterintenzionale del padre, Bruno, 76 anni.
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Trovato morto all’alba di venerdì scorso sul vialetto interno della propria abitazione di via Turati, a Porto Viro, supino, con ferite alla testa e sangue. Sul posto, dopo il primo soccorso, purtroppo inutile, sono arrivati i carabinieri specializzati nelle indagini: è infatti immediatamente emerso come si trattasse di una morte “sospetta”.
Siamo - doveroso precisarlo - ancora nella fase delle indagini preliminari, delicatissima. Secondo le informazioni diffuse, l’idea della Procura e dei carabinieri è che la morte di Bruno, autotrasportatore in pensione e con tre figli, oltre Massimo anche Thomas e Kalinka, sia avvenuta in seguito a una colluttazione con il figlio Massimo.
L’ipotesi di reato di omicidio preterintenzionale significa che secondo l’accusa la volontà dell’indagato non sarebbe stata quella di provocare direttamente la morte.
In questa fase, da parte della difesa, massima riservatezza, ma traspare, appunto, la fiducia nel prosieguo delle indagini. Lo stato d’animo di Massimo, al momento unico indagato, sarebbe però carico di dolore, un uomo distrutto dalla perdita del padre. Questo il ritratto tracciato da chi ha potuto incontrarlo o, comunque, sentirlo. Massimo è attualmente libero, nessun provvedimento è stato adottato a suo carico - segno che, al momento, evidenzia la difesa, non sono sussistenti né indizi di colpevolezza ritenuti gravi né specifiche esigenze cautelari - né alcun provvedimento restrittivo era in vigore prima della tragedia.
Intanto, la giornata di lunedì ha fatto segnare un importante passaggio, sul fronte delle indagini: è stata infatti iniziata l’autopsia sul corpo di Bruno, alla quale ha partecipato il medico legale della Procura, ma anche quello della difesa, che ha nominato l’esperta Sindi Visentin, di Padova. I consulenti avranno ora 60 giorni di tempo per rassegnare le proprie conclusioni.
Al centro dell’accertamento, proprio i traumi al capo di Bruno, per capire se effettivamente siano stati questi la causa della morte, come al momento ritenuto, ma anche in che maniera e con quale corpo contundente, eventualmente, siano stati provocati.
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