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Fine vita: al Senato sette nuovi emendamenti

Ssn escluso dalle procedure di suicidio assistito

Al Senato sette nuovi emendamenti

Il percorso del disegno di legge sul fine vita si irrigidisce. Nella seduta congiunta delle Commissioni Giustizia e Affari sociali dell’11 settembre, i relatori Pierantonio Zanettin (Forza Italia) e Ignazio Zullo (Fratelli d’Italia) hanno depositato sette nuovi emendamenti, rafforzando l’impostazione restrittiva del testo. Il punto più rilevante riguarda l’esclusione del Servizio sanitario nazionale: personale, strumentazioni e farmaci in dotazione al SSN non potranno essere impiegati per agevolare l’esecuzione del proposito suicidario.

Ne consegue che ogni eventuale procedura di suicidio assistito resterebbe integralmente a carico dell’interessato, inclusi farmaci, dispositivi, assistenza e ricovero. Secondo stime di addetti ai lavori, il solo equipaggiamento necessario potrebbe costare intorno ai 5 mila euro. Sul piano organizzativo, viene eliminato il previsto Comitato nazionale di valutazione. Le decisioni sulle richieste di accesso al suicidio assistito faranno capo al già esistente Centro di coordinamento nazionale, con il coinvolgimento dei comitati etici territoriali. Il Centro sarà “integrato” da un gruppo di esperti composto da un giurista (accademico o avvocato con abilitazione alle giurisdizioni superiori), un bioeticista, un anestesista-rianimatore esperto di terapia del dolore, uno specialista in cure palliative, uno psichiatra, un medico legale, uno psicologo, un infermiere e un farmacologo. Si allungano anche i tempi dell’iter autorizzativo: la nuova versione porta a un massimo di 150 giorni la risposta sulla richiesta (contro i 120 inizialmente previsti), introducendo un doppio passaggio. Il comitato etico territoriale dovrà esprimere un parere non vincolante entro 60 giorni; il Centro di coordinamento nazionale avrà altri 60 giorni per il parere obbligatorio, prorogabili di 30 in presenza di motivate esigenze.

Sul piano dei principi, l’articolo 1 viene riformulato per chiarire che in nessun caso la legge riconosce alla persona il diritto a ottenere aiuto a morire, una puntualizzazione più netta rispetto alla precedente, che si limitava a richiamare il diritto alla vita come presupposto degli altri diritti. Una scelta destinata a incontrare il favore dei movimenti pro vita. Restano senza accoglimento le istanze avanzate nei mesi scorsi da Laura Santi e Martina Oppelli, entrambe affette da patologie incurabili e ricorse a soluzioni di fine vita, che avevano chiesto un ammorbidimento del testo, in particolare sul ruolo del SSN. L’iter prosegue: le Commissioni hanno fissato alle ore 12 del 23 settembre il termine per la presentazione dei subemendamenti agli interventi depositati dai relatori.

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