VOCE
CRONACA
17.12.2025 - 19:03
La manovra economica entra nel vivo e porta con sé un deciso intervento sul sistema previdenziale. Nel nuovo emendamento da 3,5 miliardi presentato dal governo compaiono una doppia stretta sulle pensioni anticipate e l’introduzione del silenzio-assenso sul Tfr per i nuovi assunti, insieme a una serie di misure che toccano imprese, investimenti e conti pubblici.
Il capitolo più delicato riguarda le pensioni. Per chi punta all’uscita anticipata, con 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), i tempi si allungano. Dal 2032 la cosiddetta finestra mobile, cioè l’intervallo tra il raggiungimento dei requisiti e l’erogazione dell’assegno, passerà gradualmente da 3 a 6 mesi. Una modifica che rende l’accesso alla pensione più lento e meno prevedibile.
Non è l’unica novità. Dal 2031 scatta anche una penalizzazione sul riscatto della laurea: parte dei contributi riscattati non concorrerà più al calcolo dei requisiti. La sterilizzazione sarà inizialmente di 6 mesi e crescerà progressivamente fino a 30 mesi per chi maturerà i requisiti nel 2035. In pratica, riscattare gli anni universitari servirà meno per andare prima in pensione.
Il governo interviene anche sul futuro previdenziale dei più giovani. Per i neoassunti arriva l’adesione automatica alla previdenza complementare. Il Tfr maturando confluirà automaticamente in un fondo pensione, a meno che il lavoratore non scelga esplicitamente di rinunciare entro 60 giorni dall’assunzione. È una svolta che punta a rafforzare la previdenza integrativa, ma che solleva interrogativi su consapevolezza e libertà di scelta dei lavoratori.
Cambiano anche le regole per le imprese. Si amplia la platea delle aziende obbligate a versare il Tfr all’Inps: l’obbligo scatterà anche per i datori di lavoro che, negli anni successivi all’avvio dell’attività, superano la soglia dei 50 dipendenti. Sul fronte degli incentivi, viene prorogato fino al 2028 l’iper e superammortamento per gli investimenti in beni strumentali, ma sparisce la maggiorazione “green” del 220% e le agevolazioni saranno legate a investimenti in beni Made in EU.
Per finanziare il pacchetto di misure, il governo prevede un nuovo prelievo da 1,3 miliardi a carico delle assicurazioni, sotto forma di acconto annuale pari all’85% del contributo sui premi Rc auto e natanti. Altre risorse arrivano dal Tfr. Sul fronte economico-industriale, trovano spazio 1,3 miliardi per rifinanziare Transizione 4.0 e oltre 500 milioni per la Zes unica, con aliquote rafforzate per agricoltura e pesca. Confindustria promuove l’impianto: per il presidente Emanuele Orsini è “la via giusta per un piano industriale del Paese”, pur riservandosi un esame più approfondito.
L’emendamento interviene anche su altri capitoli sensibili: 780 milioni per il Ponte sullo Stretto slittano al 2033, arrivano fondi per il Piano casa e, dal 2029, una ritenuta d’acconto dell’1% per le imprese in chiave anti-evasione. Le opposizioni attaccano, accusando il governo di riscrivere la manovra e colpire le pensioni, mentre l’iter parlamentare accelera: il voto finale in Senato è atteso per il 23 dicembre, prima del passaggio blindato alla Camera.
Tra pensioni più lontane e Tfr che scatta automaticamente, la manovra ridisegna il rapporto tra lavoro, risparmio e previdenza, spostando l’equilibrio verso una maggiore permanenza al lavoro e una spinta forzata verso i fondi integrativi. Una scelta strutturale, destinata a farsi sentire negli anni.
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