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VENETO

Allarme bagnini: le spiagge venete rischiano di restare senza assistenza

Stipendi bassi e condizioni di lavoro instabili, sempre di più lasciano il settore

Allarme bagnini: le spiagge venete rischiano di restare senza assistenza

Le spiagge venete sono in allarme: ci sono oltre 200 posti vacanti per bagnini, e la prossima stagione estiva potrebbe essere a rischio. Nonostante gli sforzi di Veneto Lavoro e della Regione Veneto, che hanno organizzato dei recruiting day per oltre 60 aziende nel settore del turismo, la richiesta di bagnini rimane insoddisfatta.

«I problemi sono molteplici», dice Matteo Giardini, delegato della sezione veneziano della Federazione Italiana Salvamento Acquatico. Tra le sfide principali, Giardini cita la mancanza di alloggio per i bagnini provenienti da altre regioni, la disoccupazione e la pressione legale in caso di soccorso inadeguato. «Il gioco non vale più la candela», conclude. Nonostante lo stipendio medio di un bagnino possa raggiungere i 2.000 euro con gli straordinari, il costo elevato dell’affitto - almeno 600 euro al mese - rende difficile per i giovani sostenere questa professione. Inoltre, la protezione offerta dalla disoccupazione copre solo tre mesi, rendendo il lavoro stagionale sempre meno attraente.

Alessandro Berton, presidente di Unionmare Veneto, propone di guardare oltre i confini italiani per risolvere la crisi. «Il governo dovrebbe attivare dei protocolli con i paesi dell’area balcanica per coprire i posti mancanti. Questo sarà il futuro se non vogliamo chiudere le spiagge», sottolinea Berton. Ma non tutti concordano con questa soluzione. Giardini sostiene che sia necessario investire in risorse locali, aumentando i corsi per bagnini nelle scuole superiori e trasformando il lavoro stagionale in percorsi di stage. In particolare, Giardini propone di facilitare l'accesso dei formatori negli istituti e di convertire il lavoro stagionale in percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento.

Il futuro della professione di bagnino è incerto. Il Parlamento italiano sta riformando la professione, uniformando l'acquisizione del brevetto e aumentando l'età di conseguimento da 16 a 18 anni. Questa riforma potrebbe comportare la perdita di un ulteriore 50% di risorse. Dino Basso, direttore della Società Nazionale Salvamento Mestre, suggerisce un approccio diverso. «Siccome oggi il bagnino è un paramedico e ha una buona capacità atletica forse un’altra soluzione potrebbe essere quella di impiegarlo nel soccorso durante le calamità naturali, aiutando vigili del fuoco e protezione civili. In questo modo potrebbe forse lavorare tutto l’anno», afferma Basso. I

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