VOCE
VENETO
15.03.2024 - 09:46
Vent'anni di indagini, perizie e udienze, si sono conclusi con una sentenza storica. Mercoledì, i giudici della Corte d'Appello di Venezia hanno riconosciuto un nesso tra amianto e mesotelioma tra gli equipaggi delle navi militari degli anni '80 e '90. Una verità già nota alle famiglie dei militari e tecnici che hanno lavorato all'interno di quelle navi, ma che ora ha un riconoscimento legale.
UN OMICIDIO DI STATO?
Un omicidio di stato, così è stato definito da alcuni. Alla base di questa affermazione, la presenza di amianto all'interno delle navi militari, utilizzata come barriera antiincendio. Questa fibra, respirata dai lavoratori, ha provocato il mesotelioma, un cancro raro e spesso mortale. La Corte ha condannato gli ammiragli ultranovantenni Agostino Di Donna (un anno e tre mesi), Angelo Mariani e Guido Venturoni (un anno ciascuno), accusati di omicidio colposo per la morte del marinaio Mauro Battistini di La Spezia, morto nel 2010, e del tecnico Costantino Grasso, catanese, morto nel 2005.
IL TRIBUNALE DI PADOVA: CENTRO DELLE INDAGINI
Le indagini sulla Marina Militare hanno avuto come centro il Tribunale di Padova, riconosciuto anche dalla Cassazione come competente per i decessi e le malattie provocate nelle migliaia di lavoratori delle navi militari italiane. L'inchiesta era iniziata nel 2005 proprio a Padova, dove erano state depositate le prime denunce di morte e malattia provocate dal mesotelioma.
AMIANTO, UN KILLER SILENZIOSO
L'amianto, una volta considerato un potente ignifugo, è stato dichiarato fuori legge nel 1992 con una legge che ne vietava la commercializzazione e l'impiego in ogni settore. Ma secondo i legali delle persone decedute e malate, questa norma è stata disattesa, a scapito dei lavoratori, che non sono stati protetti adeguatamente.
UNA BATTAGLIA LEGALE LUNGA E COMPLESSA
La battaglia legale è stata lunga e complessa. In primo grado nel 2014, il Tribunale di Padova assolse gli ammiragli. Ma in secondo grado l'appello ribaltò la sentenza, arrivò la prima condanna, ma l'Avvocatura di Stato fece ricorso in Cassazione.
PROSPETTIVE FUTURE
Nonostante la sentenza, la questione dell'accesso al fondo vittime dell'amianto, rifinanziato con 20 milioni di euro l'anno scorso, rimane aperta. L'INAIL aveva aperto una finestra d'accesso di soli 17 giorni a cavallo delle feste natalizie scorse, un periodo considerato troppo breve dalle associazioni per le migliaia di persone interessate e alle prese con una lunga burocrazia. E si aggiunge un paradosso: Fincantieri verrà risarcita, mentre non ci sarà alcun risarcimento per le vittime delle ditte in appalto operative nei medesimi siti.
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