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Influenza aviaria: Nuovi test sui bovini e latte crudo

Al via gli studi sperimentali per monitorare l'infezione da virus H5N1

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Interventi dopo la scoperta di un focolaio di aviaria

L'influenza aviaria, nota per la sua capacità di colpire duramente gli allevamenti avicoli, ha recentemente aperto un nuovo fronte di preoccupazione: la possibile infezione dei bovini da latte. Gli istituti zooprofilattici sperimentali delle Venezie (IZSVe) e della Lombardia ed Emilia-Romagna (IZSLER), in collaborazione con il Ministero della Salute, stanno conducendo studi sperimentali per monitorare la presenza del virus H5N1 nei bovini e nel latte crudo.

Ad oggi, sono stati esaminati oltre 3.200 bovini nelle province di Verona, Vicenza e Padova, e tutti i test hanno dato esito negativo. Questo dato rassicurante è frutto di un'indagine sierologica condotta dal Centro di Referenza Nazionale per l’Influenza Aviaria (CRN-IA) dell'IZSVe, che ha sviluppato test virologici e sierologici specifici per diagnosticare l'infezione da virus H5N1 nei bovini. Ma perché questa attenzione sui bovini? Negli Stati Uniti, l'infezione dei bovini da latte ha portato alla presenza del virus nel latte prodotto durante l'infezione, sollevando preoccupazioni sulla sicurezza alimentare.

LA PREVENZIONE: PASTORIZZAZIONE E PROCESSI PRODUTTIVI
Negli Stati Uniti, per prevenire la trasmissione del virus all'uomo, le autorità hanno disposto che il latte e tutti i derivati provenienti dagli allevamenti infetti siano sottoposti a pastorizzazione. Questo trattamento termico è considerato efficace per rendere inattivo il virus eventualmente presente. Ma cosa succede in Italia, dove vengono prodotti formaggi anche a partire da latte non pastorizzato? Il nostro paese vanta una tradizione di formaggi a latte crudo stagionati, di grande rilevanza nel panorama agroalimentare. Il processo produttivo di questi formaggi prevede diverse fasi che, secondo numerosi studi, appaiono idonee a eliminare l'infettività del virus. Queste fasi includono la scrematura iniziale del latte, la coagulazione, la cottura e la giacenza sotto siero della cagliata, la salagione del formaggio e la sua stagionatura per molti mesi o persino anni.

Per fornire evidenze scientifiche della capacità di ridurre adeguatamente il rischio infettante, l'IZSLER sta conducendo sperimentazioni per misurare l'abbattimento del virus nel processo di produzione dei formaggi a latte crudo stagionati. I risultati preliminari indicano che già con la sola componente termica del processo si ottiene un deciso abbattimento della carica virale nel latte. La verifica del potere inattivante delle altre fasi di produzione è in corso, e aggiornamenti sui risultati preliminari saranno comunicati nelle prossime settimane.

Nonostante le preoccupazioni, sulla base delle informazioni fin qui raccolte, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) continua a ritenere basso il rischio attuale per la popolazione umana rappresentato dal virus H5N1. Il rischio è considerato da basso a moderato per le persone che possono essere esposte ad animali infetti, come allevatori, veterinari e operatori del settore.


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