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Ca' Emo sta lentamente morendo <br/> chiuso pure l'ultimo bar

Viaggio nelle frazioni

E' rimasto solamente un negozio di generi alimentari. E rimane l'amaro per la tragedia Coimpo
"Siamo un paese che sta morendo". E' questo il ritornello che si sente con maggior frequenza a Ca' Emo, la frazione a nord ovest del territorio comunale adriese. Un paese che continuamente viene spogliato come un carciofo e mese dopo mese si impoverisce sempre più.

Di recente ha chiuso anche l'unico bar che rappresentava un importante punto di riferimento per la comunità: luogo di socializzazione per tutte le età dove ci si incontrava per leggere il giornale e commentare i fatti sportivi e della politica. In paese, oltretutto, non c'è nessuna rivendita di giornali. Sopravvive il negozio di alimentari soprattutto per la determinazione dei gestori che si sentono legati alla frazione più per ragioni affettive che commerciali.

Adesso come punto di riferimento c'è il circolo Lac attivo nell'ex scuola aperto quasi tutti i pomeriggi ma solo per i soci: unico luogo per prendere il caffè in compagnia, fare una briscola e scambiare due parole. L'associazione organizza, nelle ricorrenze più significative, manifestazioni aperte a tutta la cittadinanza: dalla Befana al Carnevale, dalla castagnata alla sfilata di moda, tanto per citarne qualcuna. In paese, tuttavia, sono attive diverse associazioni dove la collaborazione prevale sulla concorrenza: così di recente è stata organizzata, tutti insieme, una serata per raccogliere fondi a sostegno della locale società sportiva che milita in Seconda categoria.

Molto attivo il coro parrocchiale diretto da Bruno Franchin che, oltre ad animare le celebrazioni religiose, porta la voce e i canti di Ca' Emo in giro per l'Italia: prossimamente canteranno in Vaticano. Un altro punto di riferimento importante è la biblioteca frazione che ogni mese pubblica un bollettino che arriva a tutte le famiglie. Nell'ottobre scorso il paese è approdato alle cronache nazionali per un atto di eroismo grazie alla tempestività di un pompiere e di un residente che sono intervenuti nel salvataggio di mamma e bambina finite con l'auto in canale lungo riviere Eloisa. La pericolosità della strada è sotto gli occhi di tutti, ma dopo tante promesse, ancora nessun intervento: la scarsa manutenzione delle strade è senza dubbio una nota dolente per il paese.

La tragedia del 22 settembre 2014 resta una ferita difficilmente rimarginale per la comunità di Ca' Emo. Una tragedia dove hanno perso la vita quattro persone mentre erano impegnate nel loro lavoro quotidiano: Nicolò Bellato, Marco Berti, Giuseppe Baldan e Paolo Valesella. A loro è stato intitolato il piazzale nel centro del paese con la scritta "Vittime del lavoro" con una targa che li ricorda a futura memoria.

Quello appena trascorso è stato un anno ricco di tensioni in paese con la costituzione del comitato cittadino "Ca' Emo nostra" che ha raccolto un ampio consenso in paese ma non altrettanto nelle istituzioni, così il rapporto con l'amministrazione comunale ha vissuto momenti di incomprensioni e a tratti di aperto contrasto. Tuttavia grazie al comitato sono rimasti accesi i riflettori non tanto sulla tragedia quando su quella presenza "ingombrante" delle sue aziende che operano nei sito produttivo di via America.

Grazie alla determinazione del comitato, in gran parte autofinanziatosi, si è arrivati a stilare una relazione tecnica sulle criticità del sito industriale e sugli interventi necessari per metterlo in sicurezza per garantire la salute della cittadinanza e la salvaguardia del territorio. Quella relazione è stata fatta propria dall'Amministrazione comunale che a sua volta l'ha portata in sede Via provinciale e così l'organismo provinciale, insieme all'Arpav, ha in gran parte bloccato le nuove autorizzazioni chieste dall'azienda. Adesso, secondo quanto dicono in paese, l'attività è ridotta al minimo, circa un 10 per cento rispetto a prima della tragedia. Intanto la magistratura cerca di far luce su quanto accaduto in quel terribile 22 settembre, mentre la Procura antimafia di Venezia porta avanti le indagini su eventuali traffici illeciti di rifiuti.
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