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Bancadria lascia una parte dei soci fuori dall'assemblea

Il caso

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Giovanni Vianello, presidente di Bancadria

Il presidente Vianello esclude chi ha ricevuto in ritardo (dalla stessa banca) le deleghe. Convocazioni arrivate fuori tempo massimo: gli uscenti si nascondono dietro la burocrazia.
Nessun confronto, nessun ripensamento e, soprattutto, nessun rinvio.
A fronte della richiesta presentata tramite il proprio legale dall’Associazione soci di Bancadria, e da un gruppo di candidati della lista da questa espressa, di “usare il buonsenso” e di rinviare la prima convocazione dell’assemblea il presidente della Bcc etrusca, Giovanni Vianello ha risposto picche, erigendo un muro fatto di soli “no”.



Il tema è quello dell’arrivo in grave ritardo a moltissimi soci delle lettere di convocazione, con annesse le deleghe necessarie per chi volesse eventualmente farsi rappresentare in assemblea (alla seconda convocazione del 7 maggio).



Appena una settimana fa in pochissimi, però, avevano ricevuto la convocazione, al punto da convincere il capolista Alessandro Duò e altri soci ad inviare una diffida formale al presidente Vianello e all’intero cda.



Sembra una questione di tecnicismi, ma in realtà si tratta di un problema di democrazia interna. Vale a dire mettere tutti i soci nelle condizioni di presentarsi in assemblea o, volendo, di farsi rappresentare. Perché il ritardo nella consegna delle convocazioni (e con l’assemblea in prima convocazione fissata al 21 di aprile, a grande distanza da quella in seconda convocazione, il prossimo 7 maggio) in realtà ha reso impossibile per molti il valersi delle deleghe.



La replica della governance di Bancadria si è sustanziata in una lettera di due pagine in punta di… burocrazia. In pratica, puntando sulle “fonti primarie di diritto”, il presidente Vianello ha spiegato che lo Statuto sopravanza il Regolamento elettorale, e che dunque le due uscite pubblicitarie sulla stampa locale sono state più che sufficienti ad informare tutti i soci e a rendere dunque valida la convocazione.



Il resto, vale a dire la spedizione delle lettere ai singoli soci, in realtà è stato fatto esclusivamente per “aumentare il livello di conoscenza della convocazione”.



A questo punto non resta che attendere le mosse successive di Alessandro Duò e dei suoi legali, che già nella lettera di diffida del 14 aprile si erano riservati di agire in altre sedi se il cda, come autotutela, non avesse corrette il tiro riguardo a convocazioni e deleghe.
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