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Traffico illecito di rifiuti: due in carcere e quattro ai domiciliari

L'inchiesta

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Ancora guai per la Coimpo (foto d'archivio)

L'inchiesta della Dda di Venezia partita nel 2014 dopo il dramma della Coimpo. Nel mirino lo spargimento dei fanghi nei campi. Sequestrati anche numerosi mezzi.
Sono sei le persone arrestate nella mattina di domenica 10 dicembre dai carabinieri-Forestali nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Venezia, coordinata dal pm Giovanni Zorzi, su un presunto traffico di rifiuti che ha coinvolto anche il Polesine.



L'inchiesta è partita da quella aperta della Procura di Rovigo dopo l'incidente alla Coimpo del 2014.



L'accusa è di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti. Gli arrestati sono i responsabili di Coimpo e Agribiofert: Gianni Pagnin, 66 anni di Noventa Padovana; sua figlia Alessia, 41; Rossano Stocco, 57 anni, di Villadose; Mario Crepaldi, 62 anni, Mauro Luise, 57, e sua figlia Glenda, 27 anni (membro del cda), di Adria. Gianni Pagnin e Mauro Luise sono stati tradotti in carcere, agli altri quattro arrestati sono stati concessi gli arresti domiciliari.



Si tratta di un'inchiesta analoga a quella condotta dalla Procura di Firenze, relativa allo sversamento di rifiuti trattati nella campagne toscane.



Il Gip di Venezia, come spiegano i carabinieri, ha disposto anche il sequestro dello stabilimento della Coimpo, a Cà Emo, e di terreni agricoli (per circa 280 ettari) nei comuni di Adria e Pettorazza utilizzati per lo smaltimento dei fanghi trattati - secondo l'accusa - in modo non corretto e in quantità eccessive rispetto alla necessità agricole.



Sequestrati anche 65 mezzi agricoli e di trasporto di proprietà di Coimpo e di alcune imprese private.

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