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Il monito della panchina arancione

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Il monito della panchina arancione

Ecco la “panchina arancione” simbolo e ammonimento quotidiano contro la violenza sulle donne sotto qualsiasi forma: morale, psicologica e fisica.

E’ stata posta in piazza Groto, nel cuore della città, sotto la lapide e il busto del grande intellettuale adriese, uno dei protagonisti culturali di fama europea nel Rinascimento.

Ma si trova anche a ridosso di palazzo Tassoni quasi a voler riassumere il doppio significato della panchina: l’impegno delle istituzioni a diffondere prima di tutto un cultura del rispetto, per una società più umana.

E non potrà esserci società più umana fino a quando si raggiungerà una sostanziale parità di opportunità e condizioni tra uomo e donna, ma soprattutto fino a quando non sarà rimossa quella zavorra culturale che identifica la donna come “sesso debole” che porta ad avere un atteggiamento padronale nei confronti della figlia, della moglie, della compagna, della collega, della donna in generale.

Fino ai casi più estremi che portano al femminicidio, piaga quasi quotidiana.

La panchina è stata inaugurata alla presenza della sindaco Omar Barbierato e di altre autorità cittadine, quindi una rappresentanza di studenti degli istituti superiori adriesi Bocchi-Galilei, Cipriani e Colombo.

Il taglio del nastro per scoprire la panchina è avvenuto da parte del primo cittadino assistito da Altea e Francesca, due studentesse della 4B scienze umane del liceo Bocchi-Galilei, mentre Giulia dell’alberghiero Cipriani ha letto alcuni brani tratti dal libro “Ferite a morte” di Serena Dandini.

Sulla "Voce" di venerdì 8 marzo l'articolo completo.

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