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IL CASO

La storia incredibile: un calvario per una raccomandata

Donna costretta a lottare un’ora e mezza, dopo aver fatto 30 minuti di fila, per poterla ritirare

La storia incredibile: un calvario per una raccomandata

Può succedere di fare mezz’ora di fila, presentarsi allo sportello dell’ufficio postale e lottare per un’ora e mezza per ritirare una raccomandata? Può succedere. Anzi è successo ieri mattina nella filiale di corso Garibaldi. Ed è successo perché una signora 50enne non si è lasciata calpestare nei suoi diritti di cittadina che, prima di tutto, merita rispetto e non può subire passivamente per errori commessi da qualche altro.

Ecco il suo racconto. “Ieri mattina - spiega - sono andata a ritirare una raccomandata, delegata da una signora ultranovantenne, con qualche difficoltà motoria. Aveva urgenza di ritirare quella raccomandata, così la figlia mi ha chiesto se potevo farle questo favore, perché lei abita fuori città. Allora, per evitare contrattempi e per non perdere troppo tempo, il giorno prima ho telefonato al numero indicato nel biglietto che il postino aveva lasciato nella cassetta delle lettere. Per prima cosa mi hanno confermato che la lettera è nell’ufficio di corso Garibaldi. Arrivata allo sportello ho presentato il biglietto firmato per la delega e i documenti necessari. L’addetta ha fatto una verifica ed ha riscontrato che la raccomandata si trovava nell’ufficio postale di piazza Cavour, quindi avrei dovuto rivolgermi là. Allora - prosegue il racconto - ho puntato i piedi spiegando che avevo diritto di ritirare la lettera lì. Hanno cercato di scaricare la patata dicendo che il sistema è rigido e non consente tale operazione. La cosa mi ha ulteriormente infastidito e così ho ribattuto che se il sistema è tanto rigido, quella lettera doveva finire nell’ufficio giusto, non altrove”.

La vicenda va per le lunghe, ma la 50enne non arretra di un millimetro. Intanto, un loro addetto va a ritirare la raccomandata nell’altro ufficio, ma torna a mani vuote. “Dopo un lungo botta e risposta - racconta la donna - ho accettato di farmi accompagnare da questo loro addetto, persona a me totalmente sconosciuta, su un loro mezzo: non so quanto questa azione sia stata regolare e se quel mezzo era assicurato per terze persone non dipendenti delle Poste. Siamo arrivati nell’ufficio di piazza Cavour, qui avevano smarrito la copia del documento della signora, fortunatamente abbiamo rimediato in poco tempo”.

La raccomandata viene consegnata, la donna viene riaccompagnata in corso Garibaldi. Aveva chiesto mezz’ora di sospensione dal lavoro, invece è costretta a giustificarsi per essersi allontanata due ore. A questo punto aggiunge una riflessione: “Se allo sportello ci fosse stata un’altra persona meno disposta a difendere i propri diritti, che cosa sarebbe successo? La raccomandata che sono andata a ritirare era intestata ad una signora ultra novantenne, pertanto se fosse riuscita lei ad andare a ritirarla come di diritto, avrebbe avuto lo stesso trattamento riservato a me, semplice e più giovane delegata, quindi sarebbe stata mandata nell’altro ufficio perché queste sono le disposizioni di Poste Italiane, senza preoccuparsi del disagio che si viene a creare. Vorrei ricordare a chi sta dietro a quello sportello che stanno svolgendo un servizio pubblico”.

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