VOCE
Adria
05.06.2022 - 07:43
“Questo vuole essere un centro di culto islamico per la preghiera, ma nello stesso tempo luogo di cultura, integrazione e cooperazione aperto a tutti”: con queste parole Rachid Hamdi, imam della comunità islamica adriese e del Delta, visibilmente emozionato, ha dato il benvenuto alle autorità civili, religiose e militari che ieri mattina hanno presenziato all’apertura ufficiale della moschea in viale Risorgimento. Numerosi i rappresentanti islamici, tra i quali Mustapha Al Hajraani presidente della confederazione islamica italiana arrivato da Torino, Abelmottalib El Nadydy presidente delle comunità islamiche del Veneto e Charif Al Charquaani console del regno del Marocco che risiede a Verona.

L’amministrazione comunale era rappresentata dal sindaco Omar Barbierato e dal presidente del consiglio comunale Francesco Bisco, insieme a Federico Paravolo unico consigliere comunale presente. Impossibilitato a partecipare, il vescovo Pierantonio ha mandato un messaggio ringraziando per l’invito. “Costruiamo ponti tra culture e religioni diverse - l’appello lanciato dal sindaco - per superare le tante criticità e sfide che il mondo ogni giorno ci mette davanti. Insieme saremo più forti se sapremo rispettare la Costituzione e seguire i suoi dettami nell’osservare diritti e doveri della persona e nella ferma volontà di costruire rapporti di pace”.

In tutti gli interventi sono state espresse parole di apprezzamento per la bella struttura, punto di riferimento per i circa 3.000-3.500 islamici di diverse nazionalità che risiedono nel Basso Polesine. Ogni giorno si svolge la preghiera che vede la presenza tra i venti e trenta fedeli, invece al venerdì alle 13 la preghiera settimanale più importante, corrispondente alle messa domenicale per i cristiani, con una presenza media sulla cinquantina di persone. Ieri cerimonia ufficiale di inaugurazione con il triplice taglio del nastro tricolore: Iman, ragazzina di 10 anni, ha portato tre forbici una per Barbierato, un’altra per El Nadydy e la terza per Al Charquaani.

Nei diversi interventi è emerso forte il desiderio affinché si favorisca sempre più l’integrazione tra persone di diverse tradizioni, culture, nazionalità e religioni. “Sono in Italia da 23 anni proveniente dal Marocco - afferma Hamdi - ho tre figli nati in Italia, tutti abbiamo la nazionalità italiana e ci sentiamo pienamente italiani senza dimenticare le nostre origini marocchine”. E in un angolo della sala quasi abbracciate stanno il Tricolore e la bandiera marocchina.
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