VOCE
BAGNOLO di PO
11.12.2018 - 22:36
Mandava nei campi soprattutto i richiedenti asilo provenienti dall’Africa, 14 chiedono i danni
Erano circa 15 gli immigrati e richiedenti asilo sfruttati da un marocchino in un’azienda agricola tra Giacciano con Baruchella e Bagnolo di Po, che ieri mattina si sono presentati davanti al giudice per le indagini preliminari a Rovigo. Soufiane El Anbari, 28 anni, il marocchino che è stato rinviato a giudizio dal gip Pietro Mondaini, deve rispondere di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Alcuni dei lavoratori sfruttati e in nero si sono costituiti parte civile: chiederanno quanto sarebbe spettato per le ore di lavoro spese nei campi – pochi spiccioli, in realtà – ma soprattutto chiederanno tutto quello che un regolare contratto avrebbe richiesto e soprattutto i danni morali patiti per quella condizione al limite della decenza. Già, perché tra loro c’era anche chi si era ritrovato a lavorare con un bambino in grembo, per 4 euro all’ora, e per 10 ore al giorno.
La denuncia per El Anbari era arrivata a fine agosto, dopo un’indagine condotta dai carabinieri di Rovigo, Carmignano e Sant’Urbano, insieme agli Ispettori del lavoro di Rovigo e Ferrara. Ai militari era arrivata la segnalazione di Alberto Ruggin, educatore professionale della cooperativa Tangram che gestisce alcuni centri di accoglienza per profughi nella Bassa padovana. Ruggin aveva raccolto le denunce di alcuni dei suoi richiedenti asilo di Villa Estense e Monselice, impegnati come braccianti in un’azienda agricola attiva tra Giacciano con Baruchella e Bagnolo di Po senza regolare contratto e, spesso e volentieri, addirittura senza essere pagati.
Assieme ai colleghi del Nucleo ispettorato del lavoro di Rovigo, i militari di Sant’Urbano avevano approfondito l’attività illecita del marocchino, titolare dell’agenzia Green Work, una società di intermediazione di lavoro per il recupero di manodopera da destinare alla raccolta di prodotti agricoli. Nel periodo compreso tra luglio e agosto del 2018 avrebbe reclutato 33 profughi (8 donne, 24 uomini e un minorenne) dai centri di accoglienza di Villa Estense, Este e Monselice, nonché dalle stazioni ferroviarie o da altri luoghi frequentati da migranti, per impiegarli nella raccolta di pomodori dell’azienda polesana.
Su 24 parti offese, 14 si sono costituite parte civile con l’avvocato Davide Zagni.
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