VOCE
Castelmassa
09.01.2019 - 20:29
La crisi economica rischia di colpire una delle più grosse realtà del Polesine, la Cargill, azienda che occupa quasi 300 persone.
I sindacati sono sul piede di guerra, il futuro della sede di Castelmassa è sempre più incerto.
E’ stato chiesto il trasferimento, a Milano, per nove dipendenti dell’ufficio finanziario, alcuni di questi lavoratori sono mamme e un ricollocamento appare impensabile.
Continua l’emorragia occupazionale, dal 2014 sono andati in fumo oltre 60 posti di lavoro. L’ultimo grido d’allarme viene lanciato, in coro, dalle sigle sindacali Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e Ugl chimici.
Da anni la proprietà parla di ridimensionamento e riorganizzazioni, come spiega Giampietro Gregnanin (Uil): “Ci si preoccupa dei futuri insediamenti di Ikea ed Amazon, ma ci si dimentica di difendere le fabbriche e i posti di lavoro, vedo poca sensibilità - aggiunge - il personale sta diminuendo e aumentano i carichi di lavoro. Tutte le categorie sono unite in questa battaglia, diciamo no ai ricollocamenti ed è necessaria una mobilitazione, per questo motivo il 15 gennaio ci presenteremo in Prefettura”. Gregnanin scuote la testa: “Cargill in questi anni ha effettuato zero investimenti, è sempre rimasta ferma, nonostante gli utili in attivo”.
E tornano a galla i problemi già evidenziati nel 2016, quando i sindacati avevano promosso uno sciopero generale in azienda per i tagli a Castelmassa.
Pieralberto Colombo (Cgil) rincara la dose: “Chiedere alle donne la disponibilità a un trasferimento a Milano, rifiutando anche lo smart working da casa, è una modalità pericolosa, una sorta di licenziamento camuffato. Il gruppo è sano e fa utili, ma la visione della fabbrica non è positiva”.
Tutta l’amarezza di Enrico Rigolin (Cisl): “La riorganizzazione, l’accentramento su Milano, è un film che abbiamo già visto in questi anni. Lo stabilimento polesano si sta lentamente svuotando”.
Sulla "Voce" di giovedì 10 gennaio l'articolo completo.
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