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FICAROLO

L’altare torna all’antico splendore

Nella notte di Pasqua, dopo sessant’anni, la celebrazione sull’altare voluto da monsignor Cecchettin

L’altare torna all’antico splendore

Nella notte di Pasqua, dopo sessant’anni, la celebrazione sull’altare voluto da monsignor Cecchettin

Il percorso non è stato semplice ma l’obiettivo don Massimo Guerra l’ha raggiunto. “Nella notte di Pasqua – ha spiegato il parroco di Ficarolo - dopo sessant’anni di attesa, torneremo a celebrare l’Eucarestia sull’altare voluto con tanto amore da monsignor Cecchettin e con gli opportuni adeguamenti potremo celebrare secondo la liturgia riformata dal Concilio Vaticano II”.

L’idea ha iniziato a prendere forma a Natale del 2020 quanto don Guerra ipotizzava, nel periodico parrocchiale, l’adeguamento liturgico del presbiterio alla celebrazione rinnovata da Concilio: “E’ giunto il momento in cui - scriveva - si proceda all’adeguamento dell’altare alla liturgia riformata”. In quell’occasione il parroco ipotizzava alcune modalità di operatività, ovviamente legate alle decisioni della Commissione Diocesana d’Arte Sacra e alla Soprintendenza.

A Natale 2021, un anno dopo, sempre dalle colonne de “La nostra voce”, don Guerra comunicava ai parrocchiani lo stato di avanzamento dei lavori sull’altare: “Monsignor Cecchettin - scriveva - si rammaricò quando si rese conto che il nuovo altare, realizzato solo pochi anni prima, si rivelava inutile. Ho sentito su di me quella delusione e ho cominciato a pensare come fosse possibile dare un altare degno all’arcipretale di Ficarolo. Pur avendo a disposizione un altare di grande dignità stiamo celebrando da cinquant’anni su una ‘cosina’ posticcia. Perché non renderlo utilizzabile? Seguendo le indicazioni della Commissione Diocesana dell’Arte Sacra e della Soprintendenza ai Beni Culturali, sono stati smontati gli elementi entrati in uso negli ultimi secoli, che impedivano al presbitero di celebrare rivolto al popolo. Li custodiremo con cura e presto saranno riutilizzati. Liberato così quello che di fatto è il vero altare, possiamo iniziare ad usarlo per le celebrazioni, definendo in seguito come completare l’area celebrativa. L’altare lasciato da monsignor Emilio Cecchettin tornerà a vivere e questo, oltre ad essere la valorizzazione e l’esigenza della liturgia è da considerare un atto di deferenza verso di lui”.

E si arriva quindi a Pasqua 2022, pochi mesi dopo, l’altare è tornato all’antico splendore e don Massimo Guerra, oltre a spiegare gli ultimi passaggi, mostra tutta la sua, potremmo dire, cristiana e sobria soddisfazione: “L’altare di monsignor Cecchettin ritrova vita nella Pasqua del Signore, che sull’altare si rinnova continuamente per noi, nel Pane e nel Vino, che sono l’Agnello immolato e risorto”. Dell’altare del ‘700 le parti esterne in marmo sono andate perdute, è rimasto invece il cuore di pietra e la mensa originaria. Secondo il parroco di Ficarolo sarebbe stato più semplice costruire un altare nuovo, ma non sarebbe stata la soluzione ideale. “Dove non sono presenti vincoli storici e artistici è opportuno valorizzare l’esistente – afferma don Guerra - L’altare non è uno scenario ma un oggetto ben preciso con il suo significato ben preciso”.

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