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Schiaffi all'alunna disabile, maestra condannata

La sentenza

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I metodi poco ortodossi sono costati 4 mesi a un’insegnante di sostegno che lavorava nella scuola elementare di Ca' Tiepolo. La donna si occupava di una bimba disabile. La difesa aveva chiesto l’assoluzione.
Usava metodi poco ortodossi per educare l’alunna disabile: per la maestra di sostegno Alessandra Rossi arriva la condanna a 4 mesi di carcere. A leggere la sentenza, oggi pomeriggio, è stato il giudice del Tribunale di Rovigo Silvia Varotto, che si è pronunciata su una vicenda piuttosto controversa che aveva fatto finire sotto i riflettori la scuola elementare di Ca’ Tiepolo.



Tutto è iniziato a dicembre del 2012 quando la famiglia di una bambina disabile, che all’epoca frequentava la seconda elementare, ha notato una strana aggressività nel comportamento della figlia. La bambina aveva iniziato a picchiare gli adulti che erano con lei. Non solo: in alcuni casi si era anche data degli schiaffi sulle mani e sul volto. In altri invece si era fatta scudo con le braccia, come se tentasse di ripararsi da colpi invisibili, pur non correndo il rischio di riceverne.



Il tutto accompagnato da una certa ritrosia nell’andare a scuola, mentre fino a poco tempo prima, aveva sempre raggiunto volentieri tanto le maestre quanto i compagni di classe. Un comportamento anomalo, ripercorso ieri in aula dal pubblico ministero, che aveva messo sul chi va là i genitori, decisi a scovare la causa del disagio provato dalla loro bambina. I sospetti erano ricaduti sull’insegnante di sostegno, tanto da far scattare una denuncia per abuso dei mezzi di disciplina nonché il trasferimento della piccola alunna in un’altra scuola.



Gli episodi contestati all’insegnante Rossi parlavano di schiaffi alle guance e alla nuca, sculaccioni e sgridate per far capire alla piccola che stava facendo qualcosa di sbagliato. Una delle compagne di classe, sentita come testimone, aveva raccontato che durante una festicciola di compleanno in classe la maestra aveva dato una sberla all’amica mentre stava mangiando una pizzetta. Un manovra di emergenza - secondo l’imputata - per evitare che la bambina rischiasse di soffocarsi, visto che aveva ingoiato il cibo in un unico boccone.



Anche afferrarle con forza la mano con cui stringeva in mano una forbice sarebbe stata una reazione impulsiva e preventiva, come ha sottolineato nella sua arringa l’avvocato difensore Paola Sacchetto. In quell’occasione, infatti, la bimba stava puntando le lame affilate contro un compagno, rischiando di ferirlo. Di questi episodi, però, quasi nessuna delle colleghe di Rossi era a conoscenza. Tre delle quattro insegnanti sentite come testimoni avevano detto di non aver mai assistito agli episodi di violenza descritti dall’amichetta e dalle bidelle.



Nelle ore di compresenza in classe non avevano notato nulla di strano, se non una sgridata. Motivo per cui la difesa oggi ha chiesto l’assoluzione dell’insegnante. Ma la richiesta non ha incontrato il favore del giudice, che ha pronunciato una sentenza di condanna a 4 mesi e al pagamento di una provvisionale di 20mila euro.

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