VOCE
Badia Polesine
21.11.2018 - 15:31
Anche il Rotary Club Altopolesine ha voluto ricordare il centenario della fine della prima Guerra mondiale con il professore Marco Chinaglia, docente di filosofia e storia, invitato dal presidente Giovanni Fortuna per parlare de “La Grande Guerra e il Polesine”. L’incontro ha rivelato un Polesine straordinariamente ricco di vicende e personaggi che hanno inciso nella storia di quegli eventi. Eroi dell’aria come Aldo Finzi e Umberto Maddalena o come il primo italiano che in avanscoperta entrò a Trento liberata, Antonio Brognara di Crocetta.
In quel quadro bellico in Polesine, ci fu il fiorire di uno straordinario movimento femminile, a partire dalle donne impiegate nelle attività industriali di trasformazione dei prodotti agricoli al posto degli uomini chiamati alle armi (i famosi ragazzi del 99) o semplicemente coinvolte in attività di supporto, come nel confezionamento dello “scalda rancio” usato per le gavette.
Donne che reagirono alla guerra con agitazioni e scioperi oppure mobilitandosi, come avvenne a Villamarzana e Trecenta, con incredibile generosità, offrendosi volontarie al fronte al posto dei figli. Il Polesine conobbe una mobilitazione civile per certi versi superiore a quella della successiva guerra mondiale.
Nel 1917 dopo Caporetto gli episodi di diserzione e ammutinamento aumentarono e se si registrò la marcia di 300 soldati che al grido “abbasso la guerra, morte agli imboscati” mossero dalla caserma Silvestri alla stazione a Rovigo, la prima colonna del portico di palazzo Roverella divenne il luogo dove si metteva la lista di chi doveva essere fucilato, mentre il muro esterno dell’ippodromo era famoso per le fucilazioni.
Furono predisposti campi di prigionia, uno a Melara l’altro a Loreo, con baracche e filo spinato mentre il pericoloso sobillatore Matteotti veniva confinato a Campo Inglese. Tutto questo non fermò la protesta.
Ottocento donne scesero in piazza a Contarina, mentre al canapificio di Polesella, 200 operaie buttarono i graticci nel Po come gesto di disobbedienza civile. Le conseguenze di quella terribile guerra furono pesanti: 4618 caduti e migliaia di feriti e mutilati. Il laicato cattolico che si stava organizzando attorno alla figura di Umberto Merlin, favorito dal vescovo Rizzi, riuscì con altri schieramenti politici a fondare la colonia agricola per gli orfani di guerra di Crespino.
Tra i luoghi della memoria da ricordare il primo sacrario in Italia per i caduti, costruito a Rovigo per ospitare 589 italiani e ben 215 austroungarici e, sempre a Rovigo, il primo monumento a Cesare Battisti. Le molte domande testimoniano l’interesse suscitato dal professore Chinaglia e il coinvolgimento dei presenti.
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