VOCE
Lendinara
07.04.2019 - 18:43
Sviluppare le giuste sinergie fra prodotti Dop e Igp e marche private per aumentare la capacità di penetrazione di questi prodotti di qualità sui mercati, a vantaggio dei consumatori e dei produttori, superando gli inutili “antagonismi” del passato. Questa la strategia da mettere in campo per vincere le sfide che aspettano la filiera orticola polesana. Questo è quanto emerso dal convengo dal titolo “Denominazione di origine e marche: valore aggiunto per il consumatore?” promosso dal Consorzio di Tutela dell’Insalata di Lusia Igp, che si è tenuto a Lendinara nella prestigiosa cornice di Palazzo Malmignati, da poco diventata sede del Consorzio. L’incontro si è aperto con le relazioni di Giovanni Gennaio di Qualivita, di Elisa Macchi e Paolo Bruni rispettivamente direttore e presidente di Cso Italy e Luigi Polizzi del Ministero delle Politiche Agricole. Dati alla mano, si evince come il Veneto sia una regione leader a livello nazionale per alcune eccellenze, come i radicchi, gli asparagi, i funghi e seconda per numero di prodotti ortofrutticoli a marchio Dop ed Igp. Sono infatti 15 le denominazione di origine, di cui 3 Dop e 12 Igp.
Di lattughe in Europa se ne producono molte, ma una soltanto ha ottenuto il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta, proprio appunto che si coltiva a Lusia. “Siamo molto bravi a produrre con grande attenzione per la qualità e il rispetto dell’ambiente, poi però sullo scaffale non riusciamo ad essere così incisivi, perché spesso si va in ordine sparso” spiega Alessandro Braggion, presidente del Consorzio di Tutela dell’Insalata di Lusia Igp che ha partecipato alla tavola rotonda conclusiva che si è tenuta dopo gli interventi dei relatori. “Per questo diventa fondamentale aggregare il prodotto, fare massa critica e garantire ai nostri fornitori un’adeguata programmazione” conferma Massimo Tovo, presidente del Consorzio di Tutela dell’Aglio Bianco Polesano Dop, presente anche lui alla tavola rotonda.
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