VOCE
BADIA POLESINE
12.03.2021 - 09:49
La Casa del sorriso di Badia Polesine
"Un paradosso con più facce, quello che vede la Casa del Sorriso di Badia Polesine decisa a rimettere in discussione i diritti fondamentali dei propri lavoratori". Lo dice Enrica Muraro, delegata sindacale di Uil - Fpl.
"Soprattutto lavoratrici - prosegue - Proprio in occasione della Giornata internazionale della Donna, i vertici dell’ente che dovrebbe avere come propria missione quello di accudire le persone in difficoltà garantendo loro dignità ed assistenza, considerano, per loro stessa ammissione i diritti essenziali dei lavoratori come un costo. Il paradosso, quindi è tutto nel fatto che il diritto ad accudire un proprio familiare malato, la maternità o la condizione della malattia, sono considerati un problema per una struttura che ha come obiettivo il sollievo della sofferenza altrui".
"I numeri che loro stessi hanno presentato, lo scorso 8 Marzo, alle organizzazioni sindacali dopo averlo presentato ai familiari degli ospiti, sono la certificazione del fallimento del tentativo di risollevare le sorti di questo Ente fondamentale per il nostro territorio. Invece di riconoscere il limite di una mancata programmazione ed affidare le sorti degli ospiti e dei lavoratori a competenze adeguate, considerato il possibile commissariamento, l’amministrazione si limita a rinunciare alla gestione diretta di alcuni nuclei della Casa del Sorriso esternalizzando verso una cooperativa che dovrà farsi carico della situazione sempre più precaria dei lavoratori, che sono essi stessi la struttura occupandosi in prima persona degli ospiti".
"Il paradosso si esplica quindi anche nel fatto che questo sia il ringraziamento verso decine di operatori sanitari che in questi anni e soprattutto in questo ultimo periodo molto difficile hanno garantito continuità della Casa del Sorriso e la qualità del servizio, a dispetto della follia dei cento euro al giorno di retta a carico degli anziani ospiti. È bene essere chiari: se ci sono stati dei motivi che hanno portato ad avere poche richieste di ricovero, sono da ricercare proprio in questa retta esagerata, per molti insostenibile".
"Far ricadere sui lavoratori l’incapacità di gestire un Ente e lasciare che i dipendenti precari, vengano, nella migliore delle ipotesi, riassorbiti in una cooperativa con inevitabili ricadute negative per quanto riguarda le garanzie contrattuali, perché così avviene e negarlo vuol dire mentire, significa giocare con le vite degli stessi lavoratori, visti come pedine da spostare per far quadrare il bilancio. E, quindi, dimostrare in questo modo il valore che si dà ad un buon servizio ed all’impegno in questo senso dei propri lavoratori".
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