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Magdi Cristiano Allam <br/> "Siamo in guerra, affrontiamola"

L'intervista

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Magdi Cristiamo Allam, giornalista e politico

Magdi Cristiano Allam sabato 23 aprile alle 18.30 nel teatro comunale "Tullio Serafin" di Cavarzere presenterà il suo libro, invitato dal candidato sindaco della Lega Nord, Pierfrancesco Munari.
Un ospite davvero speciale interverrà sabato 23 aprile alle 18.30 nel teatro comunale “Tullio Serafin” di via Roma a Cavarzere: Magdi Cristiano Allam, giornalista, politico ed ex eurodeputato che presenterà il suo ultimo libro “Islam. Siamo in guerra”. Allam è stato invitato dal candidato sindaco della Lega Nord, Piefrancesco Munari, a parlare non solo della sua ultima fatica letteraria, ma soprattutto di attualità, e dei temi legati alla sicurezza, tra immigrazione e terrorismo.



“La Voce di Rovigo” ha intervistato in anteprima Allam, il quale ci ha tenuto a ringraziare il candidato sindaco della Lega Nord, Pierfrancesco Munari “per aver promosso l’incontro”, sostenendo la sua candidatura. Sarà presente anche il consigliere regionale della Lega Nord, Gabriele Michieletto.



“Islam. Siamo in guerra”. Il suo ultimo libro è per certi versi catastrofico: con quale speranza ci “conforta”?

“Il titolo del libro rappresenta correttamente la realtà. Lo ha detto lo stesso presidente francese, Hollande, il 13 novembre scorso dopo le atroci stragi terroristiche di matrice islamica, lo aveva detto il 10 dicembre scorso il segretario generale della difesa degli Stati Uniti, Ash Carter, lo disse persino Papa Francesco, che di certo non si può considerare un guerrafondaio, quando parlò di Terza guerra mondiale. Il mio libro è uscito prima delle parole di Hollande, e di certo il titolo di copertina non è allarmistico: è la corretta rappresentazione della realtà. Nel libro viene presentata la specificità della guerra, come si muove il terrorismo islamico ‘globalizzato’, autoctono ed endogeno in Europa. La verità è che ci sono cittadini europei di fede musulmana che condannano altri europei”.



Ma una soluzione secondo lei ci potrà essere?

“La sera del 13 novembre il presidente Hollande ha dichiarato lo stato di emergenza, la chiusura delle frontiere, delle moschee violente, dando contemporaneamente maggiori risorse per le forze dell’ordine, per i servizi segreti e le forze armate, chiedendo un controllo rigoroso per tutti coloro i quali fossero sospettati di collusione. Siamo in guerra e bisogna combattere per vincere, o rimarremo inermi a subire finendo per essere sottomessi. Per individuare una prospettiva di pace bisogna affrontare questa guerra, forti dentro con l’obiettivo di riscattare la certezza di chi siamo: le nostre radici, la nostra fede, la dignità, le regole e le leggi. Solo da forti dentro potremo confrontarci senza paura”.



Sono passati otto anni dalla sua conversione al Cattolicesimo e dalla sua discesa in politica: cos'è cambiato in Italia in questi anni?

“Il terrorismo islamico, da realtà che si sostanziava in microcellule, ora ha il controllo di alcuni territori, ha costituito uno stato, tra Siria e Iran, controlla territori in Somalia, Nigeria e Yemen, insidia dall’interno vari paesi, sia islamici che europei. Pensiamo solo ai 6mila terroristi islamici con cittadinanza europea che combattono con l’Isis. E’ una realtà molto più grave rispetto a quella dell’11 settembre 2001 ed è al tempo stesso cresciuto il radicalismo islamico, da parte di coloro che attraverso la proliferazione di moschee, scuole, enti e banche islamiche, ha imposto una sorta di legittimazione dell’Islam stesso, a prescindere dai suoi contenuti. E’ anche questo uno dei fronti della guerra che ci impone un intervento. Le persone sono tutte pari, ma le religioni non sono tutte uguali: la specificità dell’Islam lo distingue da ebraismo e cristianesimo. Papa Benedetto XVI denunciò quella che era la ‘dittatura del relativismo’ per il quale la Chiesa accetta il relativismo religioso e in particolare la legittimazione dell'Islam come vera religione”.



Perché secondo lei in Italia, dal primo attentato di matrice islamica, l'11 settembre 2001, a oggi non c'è stato alcun attacco?

“L’italia dagli anni ’70, col ‘lodo Moro’ ha sottoscritto un accordo sottobanco all’epoca col terrorismo palestinese, in base al quale potevano entrate in Italia, trasportare armi, denaro e anche organizzare attentati, a condizione che non colpissero il territorio italiano. L’Italia si è fatta la reputazione di chi ha fatto patti col terrorismo. E se adesso facessero attentati contro l’Italia, si precluderebbero il punto d’accesso principale per l’Europa, che permette l’invasione sia di terroristi islamici che di gente dall’Africa”.



Lei ha amici, colleghi o conoscenti islamici che, con parte delle Sue teorie, è d'accordo? Oppure ha "tagliato i ponti" con tutto il mondo musulmano?

“Ho sempre distinto tra le persone e la religione: mi sono prodigato come musulmano moderato fino alla mia conversione. Nel 2004, da vicedirettore del Corriere della Sera, pubblicai un manifesto, sottoscritto da altri musulmani, contro il terrorismo e a favore della vita. Ciampi volle riceverci al Quirinale, indicandoci come esempio di musulmani da seguire. Io sicuramente ho rappresentato un punto di riferimento per i mussulmani che antepongono la ragione e il cuore ad Allah e Maometto, rispettando le leggi e i valori della comunità. E ritengo che ci siano molti musulmani che lo apprezzano”.



Lei è stato eurodeputato. Perché l’Europa è così indecisa e poco incisiva nelle politiche riguardo l’accoglienza e l’immigrazione?

“Questa Europa ci ha danneggiato sotto tutti i punti di vista: con l’Euro una famiglia composta da padre e madre e due figli che prima viveva dignitosamente con 1,5 milioni di Lire, con 700 euro ora fa la fame. Il problema grosso è che l’80% della legislazione italiana è una mera trasposizione delle direttive europee. E’ questo un limite, come del resto l’assenza di una vera politica comune sulla sicurezza, sulla difesa, sull’immigrazione e sulla politica estera. L’Italia farebbe bene ad uscire da questa Europa e assumere politiche che servano a salvaguardare l’Italia, il suo bene e gli interessi degli italiani. Se continuiamo di questo passo, soccomberemo: è un dato di fatto, e secondo me dobbiamo salvare prima noi stessi”.
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