VOCE
IL REPORT
21.07.2022 - 21:38
Il monito della Coldiretti: “Dai furti nei campi alle frodi Ue, fermare le pratiche sleali”
ROVIGO - La “nuova mala” mette nel mirino le campagna, e minaccia la filiera agroalimentare d’eccellenza, anche nel nostro Veneto.
E’ stato Gian Carlo Caselli ha presentato il primo dossier sul fenomeno dell’illegalità e criminalità nelle filiere agroalimentari regionali. Un lavoro realizzato dalla Fondazione di Coldiretti Osservatorio Agromafie grazie alla Regione del Veneto e svolto in collaborazione con gli Istituti di ricerca Eurispes ed Ixè, con i contributi delle forze dell’ordine che hanno permesso di dettagliare il rapporto attraverso i numerosi dati che fanno emergere il grande lavoro quotidiano di controllo e repressione nei confronti delle attività illecite.
Secondo i dati della Dia riportati nella relazione del 2021, a “condannare” il Veneto alle infiltrazioni criminali - ha sottolineato Caselli - sono proprio i primati conquistati che portano la regione ai vertici nazionali del “Made in Italy”, in particolare quelli legati all’agroalimentare, settore da alcuni decenni diventato il nuovo campo di interesse malavitoso. “Un patrimonio di eccellenze regionali che producono un fatturato di 6,3 miliardi di euro, di cui oltre la metà del valore rappresentato da eccellenze con denominazioni certificate Ue, fiore all’occhiello di un sistema imprenditoriale tra i più ricchi del Paese. Con un turismo da record, distretti industriali di rilevanza internazionale, marchi campioni dell’export, il comparto è diventato obiettivo di penetrazione mafiosa sempre più radicata e capillare. Una vera riorganizzazione del mondo criminale - ha affermato Caselli, Presidente del comitato scientifico della Fondazione - dopo la dissoluzione della vecchia Mala del Brenta di Felice Maniero, con nuovi ingressi, riposizionamenti e nuove strategie. Dai furti nei campi allo sfruttamento del lavoro, dalle frodi alimentari ai prodotti contraffatti il malaffare si aggira con modalità conosciute: estorsione, usura, intimidazione, spesso favorito dalla complicità di una parte del mondo imprenditoriale che per profitto pratica evasione fiscale, giri di fatture false, smaltimento illecito di rifiuti, riciclaggio di denaro sporco. Le associazioni mafiose attive in Veneto (come nel resto del Paese) si sono abituate a raggiungere i loro obiettivi più con la corruzione e con la forza del loro denaro che con la violenza, costruendo una rete più vasta possibile di ‘amici’ e partner con pochi scrupoli in grado di agevolare e incentivare i loro affari. Una strategia abituale dei sodalizi - ha spiegato Caselli - è quella di costituire un canale di credito parallelo, rispetto a quello bancario, spesso inaccessibile, per le aziende in affanno. Lungo la filiera agroalimentare occorre registrare che la ristorazione dimostra una certa vulnerabilità dovuta soprattutto alla pandemia che ha indebolito questo settore facilitando meccanismi di prestanome presentabili e scatole cinesi, acquisto e vendita delle licenze, aperture, ristrutturazioni, chiusure e nuove acquisizioni”.
I dati elaborati da Libera su fonte Cerved individuano 312 imprese della ristorazione in Veneto diventate in questo biennio più sensibili a infiltrazioni criminali, pari al 14,8% di quelle attive nella Regione. “Inoltre quando si tratta di cibo la preoccupazione sale tra i cittadini - ha aggiunto Alex Buriani di Ixè, illustrando l’indagine svolta su un campione di 600 veneti - la reazione infatti è sempre di allerta. E nonostante il 58,2% degli intervistati ritiene mediamente sicuri i prodotti in vendita, sufficientemente controllati, l’83% non pranzerebbe ne cenerebbe in un locale gestito dalla criminalità organizzata e oltre la metà imporrebbe pene più dure con la chiusura delle attività a coloro che ingannano il consumatore con le frodi e contraffazioni alimentari”.
“Nel corso degli ultimi anni si è assistito ad una presa di coscienza delle dinamiche agromafiose, del loro impatto nefasto su tutto il sistema agricolo, in ogni suo snodo e della drammatica capacità di ramificazione ed espansione. E per questo sono aumentati l’impegno e gli strumenti di contrasto, in ambito normativo, giudiziario e di controllo - ha detto l’assessore regionale alla sicurezza e territorio Cristiano Corazzari - protocolli d’intesa, tavoli e accordi tra le parti costituiscono un costante confronto tra operatori, istituzioni e forze dell’ordine impegnati nell’applicazione e controllo delle regole non ultimo l’accordo - primo in Italia ha sottolineato Corazzari - firmato in prefettura a Venezia tra Regione e Coldiretti Veneto che fa riferimento al Decreto sulle pratiche sleali considerato una pietra miliare della giustizia”.
Un atto importante volto a contrastare una serie di operazioni che vanno dal rispetto dei termini di pagamento (non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili) al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste on line al doppio ribasso, dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi alle vendite fino ai contratti rigorosamente scritti.
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