VOCE
L’ALLARME
31.07.2022 - 23:23
Trentacinque morti sul lavoro, in Polesine, negli ultimi cinque anni: sette soltanto l’anno scorso. A cui aggiungere quasi 67.500 denunce di infortunio, nello stesso lasso temporale: 13mila soltanto nel 2021. Sono i numeri di un fenomeno preoccupante che, nella nostra provincia, colpisce, in proporzione al numero di occupati, molto più che nel resto del Veneto. Se infatti è Verona a detenere la poco invidiabile maglia nera in regione per il più elevato numero di denunce totali di infortunio (14.260), con Vicenza, Treviso e Padova a seguire, paradossalmente è però proprio la nostra la provincia in cui i lavoratori rischiano di più se si rapportano gli infortuni mortali rispetto alla popolazione occupata.
L’indice di incidenza degli infortuni mortali in Italia nel 2021 è pari a 42,5 (infortuni mortali ogni milione di occupati), mentre in Veneto la media è di 36,9. A Rovigo l’indice è a 64,2, mentre nella vicina Padova si ferma a 35,4. Sono i dati forniti - in occasione della relazione annuale dell’Inail - dal centro studi Fabbrica Padova. In Veneto diminuiscono gli infortuni sul lavoro ma, purtroppo, aumentano quelli con esito mortale. Un rilievo che impone di tenere i riflettori puntati sul tema.
Nel considerare i dati - avvisano dall’ufficio studi, legato a Confapi Padova - va inoltre tenuto conto della percentuale di infortuni registrati all’esterno dei luoghi di lavoro: i casi registrati “in itinere” sono il 14,2% nel territorio regionale, quota che, a rigor di logica, andrebbe scorporata dal totale. Resta il preoccupante rilievo statistico relativo alle denunce d’infortunio con esito mortale.
“L’andamento generale degli infortuni denota una tendenza positiva, ma questo non significa certo che si possa abbassare la guardia in questo campo. Parliamo di numeri comunque troppo alti e che devono spingere a riflettere su un tema che richiede chiarezza normativa, ma anche sensibilità e innovazione da parte delle aziende. Vale la pena di evidenziarlo oggi, perché la ripresa delle attività produttive dopo la pandemia deve andare di pari passo con la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”, afferma Andrea Tiburli, presidente di Unionmeccanica Confapi Padova, commentando quanto emerso. “Fino a quando il numero delle vittime sul lavoro non sarà ridotto a zero non avremo raggiunto l’obiettivo”.
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