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Il governo che verra’

Zls, autostrade, idrovia e ferrovie

Ma in Polesine la prima esigenza a cui rispondere è l’istituzione della Zona logistica

Zls, autostrade, idrovia e ferrovie

Ma in Polesine la prima esigenza a cui rispondere è l’istituzione della Zona logistica

Viabilità, infrastrutture, sostegno a imprese e lavoro e calmierare il caro energia. Il Veneto ha tante esigenze e necessità da chiedere al nuovo governo italiano che nascerà dopo la giornata elettorale di ieri.

E’ la Cgia di Mestre ad elencare le necessità venete. “Il nuovo Governo dovrà comunque trovare entro il prossimo 31 dicembre almeno 40 miliardi di euro; di cui 5 miliardi per estendere anche al mese di dicembre gli effetti contro il caro energia introdotti la settimana scorsa con il decreto Aiuti ter e altri 35 miliardi per consentire, attraverso la prossima legge di bilancio, che alcuni provvedimenti introdotti dal governo Draghi non decadano con l’avvio del nuovo anno”.

Zls La Cgia non indica la Zls di Marghera e del Polesine che è un provvedimento atteso dal mondo dell’economia e dagli enti locali. Ministro del Sud e Presidente del Consiglio devono solo firmare il decreto istitutivo della Zona logistica, punto finale e insieme di attivazione, di un percorso durato alcuni anni. La Zls è ritenuta il primo strumento per rilanciare investimenti e sviluppo del Polesine e dell’area di Marghera prima di tutto e poi dei territori vicini.

Altre opere che riguardano il Polesine sono poi i cantieri perla terza corsia sull’autostrada A13 anche se i lavori dovrebbero riguardare solo il tratto padovano. Il prolungamento della Valdastico verso Trento, che non riguarda direttamente il territorio polesano, ma che comunque inciderebbe sull’intera fruibilità dell’autostrada che parte da Badia Polesine. Analogo discorso per il sistema idroviario e ferroviario.

La Cgia “Il nuovo esecutivo - sottolinea l’ufficio studi della Cgia - ha già una ipoteca da 40 miliardi di euro e sarà quasi impossibile mantenere, almeno nei primi 100 giorni, le promesse elettorali annunciate in questi ultimi due mesi; come, ad esempio, la drastica riduzione delle tasse, la riforma delle pensioni, il taglio del cuneo fiscale. Senza contare che se il nuovo inquilino di Palazzo Chigi vorrà intervenire con ulteriori provvedimenti per mitigare il caro energia saranno necessari, come da tempo sottolineano gli artigiani mestrini, altri 35 miliardi di euro per ridurre di almeno la metà i rincari che si sono abbattuti quest’anno a livello nazionale su famiglie e imprese, di cui 5 miliardi dovrebbero ristorare i veneti”.

Le incompiute Oltre all’autonomia, “speriamo - fa sapere la Cgia - che il nuovo esecutivo, ovviamente con il supporto della Regione e degli enti locali veneti, riprenda in mano o eserciti un forte impulso alla realizzazione di alcune delle grandi opere incompiute che il nostro territorio attende da almeno 40 anni. Se i lavori di ultimazione del Mose e della Pedemontana veneta sono in dirittura d’arrivo, in materia di alta velocità-alta capacità ferroviaria la tratta Verona-Padova è in fase di realizzazione. L’attivazione per fasi è prevista a partire dalla fine del 2025”. Inoltre l’apertura dei cantieri della Bologna-Padova, invece, che dovrebbe avvenire quanto prima. Diverse, infine, sono le infrastrutture rimaste ancora a livello progettuale o poco più. Tra le più importanti l’idrovia Padova-Venezia, che comunque è stata inserita tra gli interventi da finanziare con il Pnrr, il prolungamento verso Trento della A31 Valdastico, il completamento della A27 verso Monaco e la realizzazione del Sistema ferroviario metropolitano veneto (Sfmr).

Incubo stagflazione Il pericolo che anche l’economia del Veneto stia scivolando lentamente verso la stagflazione è molto elevato. Questo fenomeno, ai più sconosciuto, si manifesta raramente, ovvero quando ad una crescita economica tendente allo zero, o addirittura negativa, si affianca un’inflazione molto alta che fa aumentare in misura molto preoccupante il tasso di disoccupazione. Uno scenario che potrebbe verificarsi l’anno prossimo anche nella nostra regione, così come già è successo nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso. Gli effetti della guerra in Ucraina, l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici rischiano, nel medio periodo, di spingere l’economia verso una crescita pari a zero, con una inflazione che si avvierebbe a toccare le due cifre.

Contrastare la stagflazione è un’operazione estremamente complessa. Per invertire la spinta inflazionistica, gli esperti sostengono che le banche centrali dovrebbero contenere le misure espansive e aumentare i tassi di interesse, operazione già in corso che provocherà una diminuzione della massa monetaria in circolazione. Bisognerebbe poi intervenire simultaneamente almeno su altri due versanti: in primo luogo, attraverso la drastica riduzione della spesa corrente e, in secondo luogo, con il taglio della pressione fiscale, unici strumenti efficaci in grado di stimolare i consumi e per questa via alimentare anche la domanda aggregata di beni e servizi.

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